Ciao Fra…

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Quando muore una persona che, anche se per poco tempo e per cose prettamente lavorative, è entrata nella tua vita ed è riuscita, comunque, a trasmetterti qualcosa, come primo impatto ti accorgi della inesorabilità del tempo che passa e della ineluttabilità del destino. In questo caso no, non è possibile perché la Signora Morte si è appalesata come peggio non avrebbe potuto e quindi eccolo che arriva inesorabile quel senso di amarezza, di maledetta amarezza che ti fa rimbalzare in testa per ore e ore la stessa identica domanda:  Perché?… Perché?… Perché? Mille volte perché.  Perché la vita è cosi ingiusta? Perché nessuno ha capito e aiutato? Perché è arrivata a compiere questo gesto così folle… Cristo, perché???

Cara  Francesca, che tu fossi una persona imprevedibile, lo avevo capito già dal primo momento, dal nostro strano primo incontro. Era il 1995, io avevo appena iniziato a frequentare Trigoria, tu stavi smettendo in quel momento. Non c’eravamo mai visti e una sera, durante una partita della Roma che stavo gestendo da studio, mi sei piombata in radio, una radio dove l’editore ti aveva proibito di tornare e dove tu, invece, cercavi solamente un confronto con lui.  Ricordo le mie prime parole: “Sì, vabbè, piacere mio… ma non mi mettere nei casìni ok?”. Bel modo di fare amicizia è?

Da allora ci siamo incontrati spesso e siamo riusciti, anche se non per molto, a lavorare insieme nella stessa radio, chiamandoci a vicenda nelle rispettive trasmissioni. E come potrei dimenticare che sei stata l’unica, quando a Trigoria successe un “fattaccio” che mi ha riguardato, a prendere le mie difese. Che tempi è?

Un paio di settimane fa avevo scritto una cosa su Facebook scherzando su un mio “esilio” dalle radio private dopo il mio ritorno da Milano. Tu avevi commentato: “Ti capisco e ti voglio bene Lu…”. Ed oggi che due cari amici mi hanno proposto di intervenire in maniera fissa nella loro trasmissione, al momento dell’On Air ti dedicherò un pensiero. Ti voglio bene anche io Francesca.

Un percorso professionale fatto in parallelo che magari non ci ha consentito una conoscenza più profonda, ma la stima reciproca ha fatto il resto e adesso resta la consapevolezza di aver  conosciuto non soltanto un grande professionista della quale mi mancherà quella verve, quella simpatia, quella proprietà di linguaggio e quella intelligenza, insieme a quella voce un po’ particolare, forse anche poco radiofonica, ma che ti teneva incollato alla radio. Ma purtroppo, salutandoti, resta anche il rammarico di non aver potuto fare di più…

E già, com’era l’incipit Francè? Quando muore una persona … inesorabilità del tempo che passa… ineluttabilità del destino… ? No, niente di tutto questo, continua e continuerà, inevitabilmente, quel senso di amarezza che ti fa rimbalzare in testa quei soliti, stramaledetti, mille….PERCHE’!!!!!!

Ciao Fra

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