1287 giorni dopo, i tifosi giallorossi sono impazienti di rivedere la Roma giocare una partita di Champion’s, ma la loro attesa è ben ripagata. Gli uomini di Rudi Garcia schiantano il CSKA Mosca grazie a una prestazione eccezionale, per intensità, qualità di gioco ed entusiasmo. Le sensazioni sono buone dall’inizio, e il «The Champion» cantato a squarciagola dalla Sud fanno accrescere l’entusiamo. Un entusiamo che rapisce anche i giocatori della Roma, i quali decidono di mettere il turbo e partire a razzo. I giallorossi volano, e lo fanno grazie alle due ali in attacco, Iturbe e Gervinho, che devastano la retroguardia moscovita con tagli, inserimenti, scambi stretti e tante altre giocate da far stropicciare gli occhi a tutto lo stadio. Per i difensori russi sarebbe più facile vincere la guerra in Ucraina che fermare quei due. Dopo solo 10’ siamo già avanti 2-0. Assist di Gervinho per la finalizzazione di Iturbe (al primo goal europeo), e rete di Gervinho su assist di Iturbe. Insomma, cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia. Neanche il tempo di prendersi paura per una galoppata di Doumbia solo davanti a De Sanctis, poi finita in modo goffo, che la Roma ipoteca la vittoria. Prima Maicon trafigge le mani di un colpevolissimo Akinfeev , poi Gervinho, dopo un lancio meraviglioso di Totti, decide di far tutto da solo, saltare l’ultimo difensore e insaccare ancora alle spalle del portiere. Se Trenitalia stesse cercando uno sponsor, la faccia dell’ivoriano sarebbe l’ideale. Semplicemente una forza della natura. La gara potrebbe anche finire qui, ma lo sguardo del capitano giallorosso ai suoi compagni sembra dire “Famojene 7”. E così i giocatori di casa ricominciano a macinare gioco e creare occasioni. Ci provano sia Pjanic che Florenzi (entrato al posto dell’infortunato Iturbe), ma questa volta il portiere russo oppone resistenza.
Ma niente paura, il pokerissimo è solo rimandato. Bastano 5 minuti del secondo tempo e Ignashevich realizza un’autogol nel tentativo di anticipare Florenzi. Pjanic, poco dopo, vorrebbe firmare la palla del set point, ma Akinfeev dice di no. Così gli uomini di Garcia mollano un po’ la presa e concedono qualche chance di troppo agli ospiti, che riescono a trovare il goal della bandiera con Musa, oltre a un palo e un altro goal non concesso (sul tiro di Milanov la palla varca completamente la linea, ma né l’arbitro né l’assistente se ne accorgono). Nel finale solo l’infortunio di Astori rende meno luminosa una serata fantastica per la Roma e tutti i romanisti. Sarebbe forse delittuoso osannare solo i due esterni d’attacco giallorossi e non menzionare gli altri protagonisti del match. Perché queste gare non le vinci senza i tocchi magici del capitano, senza la continuità del ninja Naingollan, senza l’esperienza di Keita a centrocampo, che non fa notare l’assenza di Strootman e De Rossi, e senza la sicurezza di Manolas in difesa. I russi saranno anche poca roba, ma 3 punti rimangono sempre 3 punti. E ora a Manchester contro il City per un’altra impresa europea, perché noi possiamo. Perché? Perché siamo la Roma.
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