Ad Arcore la svolta obbligata

Ad Arcore la svolta obbligata

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rassegnastampaIL ROMANISTA – Adesso basta. La cena di Arcore deve aver chiuso ogni indugio, oggi la Roma deve avere delle certezze sull’allenatore. Nella notte, con ogni probabilità, a Milano hanno fatto altrettanto. La cena tessuta da Galliani a casa del Cavalier, Presidente eccetera per la Roma è stata comunque quella delle beffe: i giallorossi s’aspettavano il sì di Allegri già giovedì, dopo il summit (sempre culinario) con Galliani. A dir la verità se l’aspettavano anche prima, forti di un’offerta importante fatta al tecnico livornese. Nel momento in cui scriviamo la cena è in corso, ma nel momento in cui leggete la Roma deve aver preso comunque una decisione definitiva circa il nome del suo allenatore. Quando Berlusconi invita i suoi tecnici a cena, direttamente a banchetto nel tavolo del quartier generale, li conferma: successe proprio con Massimiliano Allegri l’11 novembre dell’anno scorso dopo la sconfitta con la Fiorentina, successe nell’autunno dell’87 con Arrigo Sacchi, dopo un pessimo inizio di stagione, con la piazza furiosa e con Berlusconi che decise proprio a cena di continuare con quell’allenatore che poi – purtroppo – lo avrebbe fatto felice. A sensibilizzare così Berlusconi nei confronti di Allegri, che lui aveva già scaricato, in questi giorni ci ha pensato Galliani, forte del gradimento dei giocatori, della piazza, e dello sgradimento dei giocatori e della piazza nei confonti di Clarence Seedorf. E poi un altro argomento: i preliminari di Champions. Per il Milan la Champions è uno stile di vita, andarci è vivere oltre che sopravvivere, cambiare tutto e quasi tutto contro voglia (dei giocatori, della piazza) era ed è (fno a che non arriva il punto) un rischio: il Milan a fine agosto si gioca praticamente 30 milioni di euro con l’approdo o meno nella fase finale della Coppa più importante.

Nella notte s’è deciso praticamente tutto. Se così non fosse stato, alla Roma comunque dovrebbe interessare poco: la Roma deve prendere un allenatore. Se ad Arcore Allegri ha guardato più Ar-core romanista che alla sua voglia di Milano, tanto meglio. Altrimenti ecco l’ennesimo valzer di nomi da far girare il meno possibile. Su tutti, si dice, Laurent Blanc per tutti prossimo a firnare col Paris Saint Germain per ereditare la panchina di Carlo Ancelotti e invece così non sembra più. Blanc era stato già contattato dalla dirigenza romanista a gennaio, lui s’era detto onorato ma interessato a un progetto di medio-lungo termine non a subentrare così, in corsa. Blanc non vedrebbe l’ora di allenare la Roma. Vediamo se quest’ora è arrivata. Potrebbe essere quella di Marcelo Bielsa, un pallino di Walter Sabatini, già accostato a Trigoria l’anno scorso quando poi il Loco decise di restare a Bilbao. Così come per Blanc, Bielsa sembrava già accasato o prossimo a farlo al Santos. Così non è. Bielsa sarebbe un nome interessante, come quello di Mancini (che ieri è stato avvistato a Roma ma che non sembra una pista praticabile a causa del contratto milionario che ha ancora col City), sicuramente più di quello di Frank Rijkaard, poco amato almeno come calciatore dai romanisti, e di Rudi Garcia che rappresenterebbe soprattutto l’ennesima scommessa.

Da Parma, intanto, Roberto Donadoni ha fatto sapere che malgrado le voci sul suo conto lui è felice di restare in Emilia. Felice lui, felici tutti. E la stessa cosa vale per Allegri. La Roma ha aspettato anche troppo, s’è spazientita e si sente presa in contropiede. Stavolta non se lo può permettere. Chiunque sia il suo allenatore

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