Qualche settimana fa, a Trigoria, nessuno davvero voleva essere Robin. C’entra poco la canzone di Cremonini, c’entrava piuttosto a convinzione che Olsen, per quanto svedese e quindi di ghiaccio – stando ai luoghi comuni – faticasse davvero tanto ad indossare i panni di Alisson. Come riporta la Gazzetta dello Sport, nessuno glielo aveva chiesto però: né Monchi, né Di Francesco, né i compagni, tutti consapevoli che rimpiazzare il portiere da ieri nella lista del Pallone d’oro sarebbe stato impossibile. E allora Robin ha scelto di essere se stesso. Ha faticato all’inizio, e con lui tutta la difesa, che nelle prime 6 partite ha incassato 12 reti. Poi lui ha iniziato a crescere, il centrocampo a far filtro, i difensori a sentirsi più sicuri. E nelle ultime 4 gare è arrivato un solo gol, (…). Sua moglie Mia, dopo qualche giorno in albergo, ha scelto una casa a Casal Palocco, dove ritrovare quell’ambiente a misura d’uomo tipico di Copenaghen. La famiglia Olsen sta iniziando a scoprire Roma e Roma sta iniziando a scoprire loro (…). Così come poche altre volte ha dedicato tanto tempo all’alimentazione: sua moglie, maratoneta, lo aiuta, lui sta scoprendo i piaceri della dieta mediterranea, anche se non esagera mai con la pasta perché con Savorani ha iniziato un lavoro improntato sulla reattività. Con l’italiano inizia a cavarsela (…). Di certo, Olsen è più sereno. E lo ha dimostrato ieri a Stoccolma quando si è presentato in conferenza per chiarire con la stampa svedese quanto successo a settembre, quando si rifiutò di parlare coi media. «Sapevo – ha detto – che la maggior parte delle domande avrebbero riguardato la mia avventura a Roma, mentre io volevo concentrarmi solo sulla nazionale». Tra l’altro, Olsen ha voluto chiarire come da Trigoria non sia arrivato nessun consiglio su come comportarsi con i media: «Il club non mi ha mai detto cosa dire e cosa non dire». Discorso chiuso,