IL TEMPO (E. MENGHI) – Non sarà un medico di professione, ma Emanuelson ci aveva azzeccato. Merito, probabilmente, di una condivisione linguistica. Il connazionale Strootman tornerà a disposizione solo tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, un periodo ben più lungo di quello stimato inizialmente, nonostante a più riprese si sia parlato di tempi di recupero rispettati. Il fatto è che qualcosa non è andato nel verso giusto e il crociato ci sta mettendo due-tre mesi in più del previsto a guarire. La ricerca delle cause – e delle responsabilità – non è ancora partita pubblicamente (c’è chi pensa a carichi di lavoro mal distribuiti nella prima fase di riabilitazione, chi a un intervento imperfetto), e non si può dire che Kevin sia felice del ritardo accumulato e chi l’ha visto lavorare a Boston può confermarlo. L’olandese avrebbe dovuto iniziare a correre in campo 4 mesi dopo l’operazione del 18 marzo ad Amsterdam, ma a 5 mesi di distanza non l’ha ancora fatto. L’apprensione dello staff medico mentre l’olandese sfilava all’Open Day dell’Olimpico era palpabile, ha corricchiato finché ha potuto, poi ha preferito camminare tra le prese in giro dei compagni e l’applauso dei dottori che lo incoraggiavano. Appena Strootman comincerà a fare sul serio con le scarpe da ginnastica ai piedi, salvo imprevisti, occorreranno circa due mesi perché sia a disposizione di Garcia.
Dopo aver saltato il finale di stagione con la Roma, i Mondiali in Brasile e aver passato l’estate in solitaria ad affrontare qualche problemino post-operatorio, l’ultima cosa che vorrebbe Kevin è mancare all’appello per la Champions. Le prime tre giornate dei gironi non sono a portata, ma per la seconda parte vorrebbe esserci. Nella sua testa si affollano pensieri legati alla scelta del chirurgo perché, anche se il ginocchio sta recuperando bene, ci sta impiegando troppo tempo. Eppure ci aveva pensato a lungo Kevin, che si era infortunato il 9 marzo a Napoli e si è operato 9 giorni dopo, vagliando diverse ipotesi in tutta Europa e optando, alla fine, per Rien Heijboer, coadiuvato da Niek van Dijk, più esperto in piedi e caviglie che ginocchia. La Roma lo aveva indirizzato verso il professor Cerulli, lo stesso che in passato si è occupato di Burdisso e Destro, ma il centrocampista è stato lasciato libero di scegliere. Cinque mesi dopo, però, si ritrova a fare i conti con il tempo che passa. Ogni intervento di ricostruzione del crociato ne richiede sei al massimo e l’interessamento dei menischi e del condilo mediale non va a incidere sul recupero. A livello cartilagineo è tutto a posto, gli è stato assicurato anche da Cerulli nella visita di controllo di metà luglio. Il ritardo sulla tabella di marcia non ha scoraggiato invece Van Gaal, che lo vorrebbe allo United. Chissà che sotto il cupo cielo inglese Sabatini abbia trovato spazio anche per parlare di Strootman, che potrebbe tornare a sfoggiare la divisa giallorossa proprio a ridosso di un altro acceso mercato. Nell’immediato preoccupa piuttosto la condizione di Castan: con il Fenerbahce ha subìto una ricaduta dell’infortunio alla coscia destra e se l’è presa col mondo. Comprensibile, visto che per 11 minuti di amichevole rischia di saltare Roma-Fiorentina. Dovrebbe trattarsi solo di un risentimento muscolare, ma non è l’entità del danno ad averlo fatto infuriare tanto da lanciare una bottiglietta e scendere negli spogliatoi senza passare dalla panchina. Forse andava fermato prima.
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