Ancelotti a Roma, ma non per la panchina

Ancelotti a Roma, ma non per la panchina

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IL TEMPO (M. DE SANTIS) – Un blitz a Roma, il tam tam che monta di ora in ora e un telefonino che squilla inglese e a cui non risponde nessuno. Tutto, ieri pomeriggio, è nato da un avvistamento: Carlo Ancelotti a Roma. Vero, ma solo per motivi familiare, non certo per parlare della panchina della Roma. Il suo nome non era nelle agende di Walter Sabatini a Roma e di Franco Baldini a Londra. Tanto rumore per nulla, anche perché la situazione ancelottiana resta ancora chiara: se ci sarà una retromarcia, rispetto al primo incontro (andato non proprio benissimo) con Baldini, se ne potrà riparlare. Per la panchina del futuro Montella è ancora in pole position con buone chances di andare in fuga se farà bene contro Milan e Inter. Intanto le prime mosse della rifondazione romanista sono ben chiare nelle teste dei futuri dirigenti. Il primo nodo sarà De Rossi: la volontà è di tenerlo, quella del giocatore ancora non si sa. Il secondo, invece, verterà su cosa fare con Mirko Vucinic: un incontro dopo la semifinale di Coppa Italia metterà un punto fermo sulla faccenda. Il terzo punto, invece, sarà incentrato sulle cessioni e sul possibile allargamento degli slot per gli extracomunitari. Doni, Julio Sergio e Menez fanno parte di una lista di sicuri partenti in cui potrebbe esserci anche Borriello se dovesse restare Montella. Nel frattempo il tecnico, causa squalifiche, sfoglia la margherita dei moduli per il Milan: 4-2-3-1, rombo o 4-4-2 (ipotesi in calo). Qualche esclusione eccellente non sarebbe una sorpresa.

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