IL MESSAGGERO (S. CARINA) – Poco importa che siano cori che ogni domenica vengono intonati allo stadio. E interessa ancora di meno l’opinione pubblica che in curva vengono cantati da una decina di anni. In un momento di massima attenzione e sensibilità a seguito della vicenda Koulibaly ieri sera non sono passati inosservati e inascoltati alcuni cori di discriminazione territoriale contro Napoli («Odio Napoli») e contro i carabinieri, partiti dalla curva Sud durante la partita di Coppa Italia con l’Entella. A lanciare la notizia ci pensa l’Ansa alle ore 22.33 ma dallo stadio i cori sono udibili anche prima. Come il canto intonato prima della gara accompagnato nella ripresa da cori di odio verso Liverpool, Juventus e Bergamo – contro le forze dell’ordine. In precedenza da segnalare anche un coro, più ristretto, «Vesuvio lavali col fuoco».
LA CONDANNA DI EUSEBIO – Ora cosa accadrà? A Trigoria si professano tranquilli. Da quattro anni la discriminazione territoriale non viene più punita con la chiusura del settore o della curva, perché non costituisce più un comportamento discriminatorio, sanzionabile quale illecito disciplinare, ossia quella condotta che, ex art. 11 del Codice di Giustizia Sportiva, era da considerarsi, direttamente o indirettamente, di «origine territoriale». Senza contare, poi, che «l’offesa, denigrazione o insulto per motivi di origine territoriale» è stata cancellata dall’art. 12 (prevenzione di fatti violenti) come causa di responsabilità oggettiva delle società. Questo comporta che insultare tifosi e giocatori avversari, facendo riferimento alla loro origine territoriale, resta un comportamento passibile di sanzione (perlopiù pecuniaria) ma declassato a «espressione oltraggiosa», con i club pronti a rispondere «con gradualità». Sul tema è intervenuto nel post-gara anche Di Francesco: «Sinceramente non li ho sentiti anche se sono comunque contrario, ma quando parlo di stop intendo cori più gravi, qualcosa di più offensivo, come quelli contro il colore della pelle». A tal punto che i possibili effetti penali e amministrativi attraverso Daspo (sui quali la Digos sta già lavorando, vagliando le registrazioni delle telecamere), rischiano di essere legati soprattutto al lancio di tre petardi che nel primo tempo hanno fatto sobbalzare i ventimila presenti all’Olimpico. Per un quadro più completo della situazione, bisognerà capire come si regolerà l’ispettore federale posizionato vicino alla Curva Sud e di conseguenza attendere il responso del Giudice sportivo.