«Lo scudetto lo vincerà Spalletti. Glielo auguro di cuore, faccio il tifo per lui». Aurelio Andreazzoli parla così ai microfoni de il Corriere dello Sport, della corsa scudetto ma non disdegna di parlare anche della sua precedente esperienza in giallorosso. Il tecnico dell’Empoli è stato intervistato dal quotidiano romano. Questo un’estratto dell’intervista:
Con la Roma l’anno prima dell’arrivo di Mourinho stavate per strappare lo scudetto all’Inter. «Quell’anno avremmo potuto vincerlo. Inter la spuntò al fotofinish, facendo entrare a Parma a 20 minuti dalla fine Ibrahimovic che fece i due gol decisivi, mentre noi pareggiammo a Catania. Mi ricordo il disastro, quel giorno».
Quella Roma vinse meno di quanto avrebbe meritato?
«Di sicuro avremmo meritato di vincere lo scudetto quell’anno. Qualche danno arbitrale che risultò decisivo c’è stato, è agli atti. Ma vado controcorrente, non è il trofeo che lascia il segno. In quegli anni vincemmo due Coppe Italia, una Supercoppa. Ma ciò che resterà nella storia del club è quello che la squadra ha fatto, il calcio che ha espresso, quella era una delle squadre più belle in Europa»
A Roma oltre quindici anni, uno dei pochi sopravvissuti al cambio di proprietà. Collaboratore tecnico con Spalletti, poi allenatore al posto di Zeman, infine ancora prezioso assistente tecnico.
«Sono stati tanti anni indimenticabili, in quel periodo ho fatto conoscenze importanti, tanti allenatori, non li cito perché se dimentico qualcuno si offende. Ho vissuto in un ambiente in cui ho lasciato tanti amici, alcuni fraterni. Dal 2005 al 2017, una parte importante della mia vita. Ho quasi sempre abitato a Trigoria in rare occasioni ho avuto casa all’Eur Ho sempre vissuto dentro il centro sportivo, era quello la mia casa. Ho partecipato alla ristrutturazione, ai disastri lasciati dal fiume quando tracimò».
Totti e Spalletti: una storia finita male.
«Sono dispiaciuto, senza entrare nei particolari, che non mi riguardano. Da amico di tutti e due sono dispiaciuto, perché loro insieme sono stati una bomba. Spero che il tempo possa mettere a posto le cose e possa esserci la possibilità di riprendere quella storia insieme».
In quegli anni alla Roma, Taddei le dedicò una finta che battezzò Aurelio.
«Questo è l’esempio di come nel mondo del calcio con poco si possa passare alle cronache e con anni di lavoro nessuno se ne accorge. Taddei in allenamento quando ti passava vicino con il pallone tra i piedi faceva sempre questa finta e nel momento di disattenzione ti prendeva in giro. Lo vedevo e un giorno gli dissi: “Ma perché non la metti a posto questa finta, così la puoi usare in partita?”. Ci ha lavorato e fu efficacissima. Fece quella bellissima giocata il 18 ottobre 2006, durante Olympiacos-Roma, partita di Champions League. In conferenza stampa disse che l’aveva chiamata Aurelio per dedicarla a me».
La Roma si rialzerà?
«Fa effetto vedere la Roma in difficoltà. Ma la squadra è forte, ha calciatori importantissimi, uscirà sicuramente da questa situazione grazie all’esperienza di un allenatore indiscutibile e l’entusiasmo di un pubblico che non ha nessuno».