Pochi tifosi lo scorso 30 gennaio pensavano di trovare in Angeliño una delle pedine più importanti all’interno dell’organico della Roma. Arrivato nella diffidenza collettiva (che all’epoca sembrava anche giustificata viste le poche presenze al Galatasaray, dove era in prestito), il terzino spagnolo è riuscito a conquistarsi il posto da titolare a suon di prestazioni, mettendosi a completa disposizione di De Rossi prima e, adesso, di Juric.
Bocciato da Guardiola, rinato con Nagelsmann, Angeliño ha avuto subito un impatto importante in Serie A nella scorsa stagione, tanto da convincere immediatamente la Roma a spendere i 5 milioni presenti nella clausola per riscattarlo. A quella cifra, un giocatore di 27 anni, che ha già avuto esperienze in tantissimi campionati (oltre alla Bundesliga e alla SuperLig, ha giocato anche in Olanda, Inghilterra e Spagna) non va lasciato scappare, soprattutto per il tipo di calcio propositivo che richiedeva De Rossi.
Dalla bandiera della Roma a Juric la musica non cambia: Angeliño è sempre negli undici titolari in ogni gara, tanto da essere il secondo calciatore di movimento (escluso quindi Svilar) ad aver disputato più minuti in tutte le competizioni: 790 su 810 (dovuti alla sostituzione nell’ultima giornata con il Monza), superato esclusivamente da N’Dicka, mai sostituito.
Come scrive il Tempo, i complimenti da parte di entrambi gli allenatori si sono sprecati, tanto da portare Juric a fare un paragone che potrebbe sembrare blasfemo a coloro che non hanno mai visto Angeliño giocare (o come il croato sfrutta gli esterni di centrocampo): “Lui come Rodriguez? No, io lo vedo più come il mio Dimarco”. Il riferimento è ovviamente alla sua esperienza al Verona dove ha aiutato a far esprimere tutto il potenziale dell’esterno dell’Inter e della nazionale italiana.