LEGGO (F. BALZANI) – Il giorno della marmotta, secondo la tradizione americana, decide quanto sarà lungo l’inverno. E ha ispirato un film del 1993 (Ricomincio da capo) in cui il protagonista (Bill Murray) si ritrova ogni mattina a rivivere la stessa giornata. Ieri, guarda il caso, negli Usa di Pallotta si festeggiava la ricorrenza secolare. E ieri, nella Trigoria che a breve non sarà più di Pallotta, ci si è risvegliati di nuovo con una Roma in crisi e con i problemi sorti già nel recente passato quando alla guida non c’era Fonseca bensì Luis Enrique, Zeman, Garcia o Di Francesco. Un giorno della marmotta perenne, e un inverno gelato per le speranze Champions. Il 2020 giallorosso, infatti, è un incubo: 4 sconfitte in 6 partite e l’unica vittoria ottenuta contro la penultima in classifica (il Genoa). Il fondo è stato toccato sabato sera nella vergognosa prova contro il Sassuolo ed è costato alla Roma il 4° posto tenuto in vita dal pari inaspettato dell’Atalanta che affronterà i giallorossi tra due settimane. Nessuna novità però. Lo scorso anno, infatti, la squadra contestata guidata dalla coppia Di Francesco-Monchi aveva appena 4 punti in meno rispetto a quella difficilmente migliorabile di Petrachi. Anche i sintomi della malattia sembrano gli stessi
MALUMORE ALLENATORE – Fonseca ha praticamente bocciato il mercato della Roma definito di prospettiva e quindi non di grande aiuto per la situazione attuale. Il tecnico sembra adombrato, a tratti rassegnato e sempre alle prese con un’emergenza infinita. Un percorso di demoralizzazione che hanno percorso, con tempi diversi, i suoi predecessori in panchina. I progressi visti al derby si sono sciolti a Reggio Emilia, ma è da inizio anno che la sua Roma fatica ad avere una identità precisa.
POCA QUALITA‘ – «C’è un problema di qualità». Ora non lo dice solo Fonseca, ma anche capitan Dzeko. Nella Roma, però, non mancano solo i piedi buoni ma anche le facce cattive. Sotto porta i giallorossi faticano a segnare su azione (appena 4 gol nel 2020) e se non timbra il cartellino Dzeko sono dolori. Anche a centrocampo manca il filtro di qualità garantito in passato da giocatori come Pjanic o De Rossi. E in difesa si balla come sempre: 13 gol subiti in 6 partite (media di 2,1).
NERVI A PEZZI – Rialzarsi dopo la caduta è presupposto di vittoria sia nella vita sia nello sport. E invece la Roma sembra porgere sempre l’altra guancia dimostrando di accusare oltre modo l’episodio negativo. A Reggio Emilia dopo il vantaggio di Caputo sono arrivati 4 tiri in mezz’ora verso la porta di Pau Lopez, ma anche contro Juve e Torino la reazione è stata tardiva e confusa. La mentalità, quella che non si allena e che ha impedito alla Roma di battere (finora) una delle prime 5 del campionato.