IL ROMANISTA (M. MACEDONIO) – Pomeriggio di caldo estivo, come a fatica se ne ricordano intorno a questa data. Anche se Roma, lo sappiamo bene, è capace di regalare giornate di sole pieno anche più tardi, ad ottobre inoltrato. Sembra quasi destino che l’11 settembre debba essere vissuto in maniera “strana”. È come se nell’aria ci fosse ancora quel senso di vuoto, che si ripropone a distanza di dieci anni. È come allora, anche se l’orario è quello delle 15, sono di nuovo in tanti, per un altro esordio. Quello in campionato. Con una squadra rinnovata e che fino ad ora non ha certo confermato quanto era e continua ad essere nelle aspettative dei tifosi. Un’attesa che resta però viva, anche al di là del risultato. Se con lo Slovan, infatti, l’affronto (perché come tale fu vissuto dal pubblico) subìto dal Capitano aveva provocato la reazione di uno stadio intero, a suon di fischi a sommergere la squadra e soprattutto il tecnico, la partita di ieri ha visto tutt’altro atteggiamento da parte della curva come degli altri settori dell’Olimpico.
La strada l’ha indicata proprio Francesco Totti, quando ha chiesto di stringersi intorno ad un progetto e dare fiducia a Luis Enrique. È quanto serviva per far sì che, nonostante tutto (e una sconfitta con il Cagliari non è di quelle facili da digerire), si debba continuare a crederci. Ne sono la riprova i cori di ieri, fino all’ultimo minuto. E gli applausi che, a fine partita, lo stadio ha comunque indirizzato ai giocatori. Che hanno preso atto e ringraziato. A cominciare proprio da De Rossi e Borriello, due tra quelli della vecchia guardia, che si sono girati verso la curva accennando anche loro un applauso. Ne parlava anche Antonello Venditti nei giorni scorsi: «C’è un vento diverso, in città – diceva. – Perché c’è di nuovo amore e tanta curiosità verso questa squadra. Fatta di giovani e che, proprio per questo, è in grado di attirare le simpatie di tanti ragazzi, che stanno riscoprendo la Roma». Lui stesso è tornato allo stadio dopo anni di assenza dalla “sua” Tribuna Tevere. Un amore e una curiosità che anche ieri sono apparsi evidenti da subito agli oltre quarantamila spettatori presenti. Già durante il riscaldamento e poi per tutta la partita, quando si è tornati a sentir cantare “Roma campione” o “Correte, scappate, arriva lo squadrone giallorosso”.
Gridato con il cuore, perché, al di là del risultato, quei ragazzini in campo applausi riservati più volte a Pjanic, alla sua prima apparizione in assoluto, o ad Heinze, anche lui all’esordio in una gara ufficiale. O allo stesso Gago, entrato al posto di Rosi. O l’incoraggiamento rivolto allo stesso Bojan al momento della sostituzione, nonostante non avesse certo entusiasmato. O a Josè Angel, espulso ingiustamente e forse tra i miispiravano fiducia. A proposito di “ragazzini”, ieri c’è stata una piacevole sorpresa per tutti i bambini sistemati in Distinti Nord: la mascotte della Roma, Romolo, è andato a fargli visita insieme a Cicinho. Foto, autografi e sorrisi, per un’iniziativa che si ripeterà anche nelle prossime partite. Tornando alla partita, è bastato sentire gli gliori, se si eccettua l’errore in occasione del gol di Conti. «Ci vuole pazienza» aveva predicato DiBenedetto. E l’invito sembra essere stato raccolto. «Sono ottimista» ha aggiunto Luis Enrique. E ottimisti sembrano essere anche i tifosi giallorossi. Aspettando il cambiamento. «Magari – come ha detto ancora il tecnico – già dalla prossima partita».