IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) – Impossibile avere un rapporto con chi non vuole avere rapporti, e soprattutto pensa di essere al centro di tutto e tutti. Non l’ha detta così, Francesco Totti, ma in sintesi è questa la spiegazione che ha dato alla sua storia-non storia, alla travagliatissima e al tempo stesso chiarissima relazione a distanza con il nemico Franco Baldini. Uno che in due anni non l’ha mai cercato, mai l’ha considerato, mai l’ha voluto incontrare per parlare realmente della Roma e che spesso e volentieri (praticamente sempre…) l’ha sorpassato a destra. Forte, ovviamente, del solidissimo legame con Jim Pallotta. Se Totti dopo trenta anni d’amore ha mollato la Roma, Baldini, il presidente ombra che muove i fili da lontano e che si vede nella Capitale ancor meno del suo superiore bostoniano, rappresenta la spinta più forte che il Capitano ha ricevuto per farlo.
LA DETOTTIZZAZIONE Un processo di detottizzazione cominciato, in pratica, otto anni fa e che ha visto il toscano sistematicamente in prima fila. Francesco, una volta smessi i panni del calciatore (A dire il vero mi hanno fatto smettere di giocare, e sapete pure chi è stato…), ha provato a lavorare per la Roma in giacca e cravatta ma, di fatto, non c’è mai riuscito: forse un po’ per colpe dovute all’inesperienza, ma tanto per la forza contrastante di Baldini. Che, sia chiaro, aveva tutto il diritto di non condividere le scelte di Francesco: bastava dirglielo, però. E così dopo mesi e mesi di amara inutilità, Totti ha alzato le mani: via io o via lui, il bivio estremo. E, ovviamente, via io. Con Pallotta silenzioso spettatore, ammaliato da sempre dal canto del gallo toscano.
OBIETTIVO CENTRATO La Roma, anzi Baldini voleva arrivare esattamente a questo punto: deromanizzare la Roma (via De Rossi e Totti in meno di un mese: record probabilmente imbattibile), e Francesco, comportandosi da uomo non disposto ad accettare tutto, gli ha dato una mano. Dandola anche a se stesso, seppur con la morte nel cuore. Ma con grande, immensa dignità. Si è separato dalla sua Roma pur di non condividere, o solo tentare di farlo, idee e programmi con un dirigente che non ha mai stimato e che mai l’ha stimato. E che non ha perso occasione per ribadire pubblicamente al mondo, e a Totti in primis, la sua centralità.
Adesso, però, mister Franco non avrà più l’alibi dell’ingombrante Totti, non subirà più il peso di un uomo scomodo in squadra o in sede e, quindi, avrà tutte le possibilità per aiutare la Roma a vincere qualcosa. Cosa che non capita da molto prima di quel giorno di otto anni fa in cui, a Trigoria, il rientrante Baldini disse: non so perché sono tornato alla Roma. Tranquillo, adesso lo abbiamo capito tutti.