Questo lo stralcio inerente a temi giallorossi, dell’intervista a Roma TV di Federico Balzaretti, di questo pomeriggio:
(…) L’abbraccio con De Rossi.
“Daniele è una persona che stimo particolarmente, ci conosciamo dai tempi dell’Under 20. Abbiamo conquistato il Quattro Nazioni insieme, abbiamo avuto delle esperienze assieme. Una stima profonda per questo ragazzo, mi piace tutto di lui come persona, come giocatore è indiscutibile. Non si tira mai indietro, dà sempre tutto per la maglia, per tutti, è un esempio e un leader. Ce ne fossero di compagni e persone come lui, mi è sempre stato vicino nei momenti difficili, non posso che dirgli grazie. Gli voglio particolarmente bene, anche nel periodo degli Europei ho conosciuto i suoi genitori, ha una famiglia splendida, tutto il meglio per lui”.
La presentazione con la Roma.
“A fianco a una persona, Sabatini, a cui devo tanto e a cui voglio bene. Mi conosce dai tempi di Palermo, conosce tutto il percorso, conosce la persona che sono. Mi è stato vicino, lo stimo tantissimo come persona, è il più bravo DS che c’è. E’ stato molto emozionante, il passaggio alla Roma non è stato complicato, ma sono cocciuto. Volevo venire alla Roma dal giorno in cui il direttore mi aveva fatto una telefonata dicendomi che non mi prometteva nulla, ma che se ci fosse stata la possibilità avrebbe voluto che venissi. Gli ho dato la mia parola nonostante le richieste, la mia volontà era di venire qui perché mi piace un tifo caldo, la gente passionale e le difficoltà, la Roma è una piazza difficile, lo sapevo. Mi piacciono le sfide, solo attraverso sfide difficili si può crescere come esseri umani, le cose facili non mi appartengono. Ho mantenuto la parola, avevo altre possibilità ma sono una persona di parola. Sono stato contentissimo di venire alla Roma”.
Il primo ritiro.
“Con Zeman, insieme a Destro e Piris. L’impatto è stato positivo da subito, ero molto contento e sono contento della scelta fatta. Nonostante la prima stagione non brillantissima sono stato contento, la preparazione è stata lunga e difficile, dopo l’Europeo ho avuto meno vacanza e l’ho patita. Mi piace lavorare, qui mi si vede in una delle cose che mi piace fare. Il sacrificio e la sofferenza mi appartengono”.
Il 26 maggio.
“La finale di Coppa Italia, a livello sportivo il giorno più doloroso. Il fatto di giocare una finale contro la Lazio a Roma, era la finale di un campionato del mondo. Le pressioni erano quelle, il valore al di là della Coppa Italia era quello, parlando con Francesco e Daniele anche loro dicevano la stessa cosa. Il mese vissuto prima della finale è stato qualcosa di grandissimo, forte e pesante e non siamo riusciti a dare quel che dovevamo. Una delusione incredibile, i tifosi stanno male, noi stiamo peggio. Sono stato una settimana senza aprire bocca, mia moglie mi chiedeva come stessi, è stato un trauma. E’ la vita, ne ho perse tre di finali in tre anni, arrivi sempre in fondo alle competizioni e sono stato sfortunato. Ho perso col Palermo, con la Nazionale e con la Roma. Arrivare in fondo a tutti gli obiettivi è difficile, farsi sfuggire l’obiettivo resta dentro. Questa partita resta particolarmente speciale, dove a livello sportivo è stato il giorno peggiore della mia vita”.
Il gol al derby.
“Uno dei momenti più belli a livello professionale. In questo gol c’è tutto quello che sono io, quello che rimane alla gente è quello che uno dà in campo e la persona che sei, è quello che mi piacerebbe che i compagni e la gente si ricordasse di me, che si ricordino chi ero, poi è ovvio che i giudizi sono relativi. Abbiamo trascorso un’estate difficile, era più facile andare via che rimanere, ci siamo messi in discussione e siamo stati più forti di prima, poi io sono abbastanza fatalista, per me è stato un motivo di rivalsa per tutti e per me l’inizio di un altro percorso, l’inizio per tutto. È stato ritrovato entusiasmo, il gol l’ho visto umanamente e collettivamente come qualcosa di importante, le lacrime sono state conseguenza della nostra sofferenza, volevamo uscire da quella finale”.
La festa sotto la Sud dopo il derby.
“A Roma si vive un qualcosa di pesante quando c’è un derby, ma a noi calciatori piace avere questo tipo di responsabilità, qua a Roma è una partita speciale, dare gioia alla gente ti fa piacere, condividere gioia insieme è bellissimo. Quest’immagine unisce un po’ tutti, dobbiamo essere sempre uniti per vincere, poi è normale che il tifoso contesti quando le cose non vanno bene, ma se vogliamo toglierci delle soddisfazioni bisogna essere sempre uniti. Con Garcia ho un ottimo rapporto, ci ha risollevato, noi eravamo sfiduciati, quello che ha fatto in pochi mesi è stato un miracolo, ha lavorato sull’aspetto umano soprattutto, questo aspetto è il più importante. Ha stimolato il nostro lato umano e questa è stata la chiave del nostro salto di qualità, ha tirato fuori il meglio di noi e ci ha dato equilibrio tattico, di lui posso parlare solo che bene, mi è stato sempre vicino anche durante l’infortunio, speciale come tecnico e come uomo, ha grandissimo rispetto per me”.
Su Garcia
Quando è arrivato ha dato a tutti una fiducia e una forza incredibile, eravamo sfiduciati e lui ci ha dato carica. Quello che è riuscito a fare è stato un capolavoro: ha lavorato a livello umano. Di lui posso parlare solo che bene, mi è stato sempre vicino anche durante l’infortunio. E’ una persona speciale, ho grandissima considerazione di lui.
Su Pallotta
Mi piace tutto di lui. Mi piace il suo modo di vedere lo sport. Parlo spesso con lui, le conversazioni sono sempre piacevoli: è colto e simpatico. Quando viene a Trigoria illumina tutto. E’ un leader come Sabatini e Totti. Non fa che dare forza e entusiasmo, gli dico sempre che si dovrebbe trasferire a Roma, serve la sua presenza qui. Roma e i suoi tifosi devono essere contenti di avere un presidente come lui, sta investendo tanto ed ha un grande progetto. Si vede che ha passione, è innamorato di Roma e della Roma, non è venuto per fare un investimento. Soffre tantissimo per la Roma, è quasi malato.