Simone Beccaccioli, match analyst della Roma è intervenuto ai microfoni di Roma Tv:
In che cosa consiste il tuo lavoro?
Il mio lavoro, che varia da allenatore ad allenatore, è quello di dare a Di Francesco più informazioni possibili sul nostro avversario e sul nostro lavoro. Do informazioni per poter poi sviluppare lui il lavoro e gli allenamenti. Il mio lavoro è quello di scremare le tantissime informazioni che si hanno, la mappatura di una partita è totale. Con un allenatore così curioso come il mister è un lavoro veramente appagante, mi chiede qualsiasi tipo di informazione. Si è creata una grande intesa, parliamo di tutto tutti i giorni, ci confrontiamo anche sulle vicende di mercato, io do un supporto, lui dà il giudizio. Sono il video analyst, ma parliamo al 100% del calcio. Sono un collaboratore a tutti gli effetti. Il video e le statistiche ormai hanno più importanza perché ogni anno gli strumenti aumentano, ci vengono sempre proposte cose nuove. La sala video e l’analisi sono diventati un allenamento ormai, i giocatori la interpretano come una parte normale del lavoro, non c’è più sorpresa o noia. Ormai è un allenamento con le tante partite che abbiamo, a volte non puoi andare in campo.
Come si diventa video analyst?
Intanto passione incredibile per questo gioco, siamo dei privilegiati. Io sono cresciuto a pane e calcio con mio padre. Ho fatto una mediocre carriera calcistica. Ho abbinato le conoscenze calcistiche e le conoscenze informatiche, prima erano pochissimi, ora c’è concorrenza e un interesse incredibile. Sento ragazzi di categorie bassissime che montano telecamere sui campi e monitorano gli allenamenti. Il calcio cambia, è in evoluzione continua, la base è sempre la sensazione, quello che ti rimane nell’occhio è quello che hai visto giusto, nonostante tutti i dati che hai.
Serve aver giocato a calcio?
Aver giocato sì, devi avere la passione di voler sapere cose nuove ogni giorno, devi avere la passione dello spogliatoio. E’ un’esperienza che serve, io ho giocato anche qui alla Roma, già mi piaceva vedere chi sarebbe arrivato, quelli che sono passati vicini a me sono arrivati tutti, Pepe, Bovo, De Rossi…
Come funziona il tuo lavoro ogni giorno?
Sicuramente è più una cosa non tangibile nell’immediato, è un’analisi che si fa sulla base di tutto quello che dice il mister. Io ho cercato di capire cosa volesse il mister dalla squadra. Anche nel proporre qualcosa devo essere attinente a quello che pensa il mister, non posso far perdere tempo al tecnico. Non c’è un giorno in cui non viene guardato qualcosa o si guarda una situazione di gioco, oggi abbiamo parlato del Latina. Noi parliamo anche di un’eventuale evoluzione. Essendo una persona curiosa a livelli incredibili il mio lavoro è esaltato, più mi chiedi e più ti posso dare. Si è creato un rapporto di fiducia incredibile, io non facevo parte del loro gruppo, ma adesso mi sento parte integrante dello staff. Lui conosce benissimo il calcio, lui conosce proprio le categorie, i tipi di giocatori, ha fatto tutti i lavori, tutte le categorie. Io so già quello che gli devo dire su un giocatore di Serie C, non puoi fare il fenomeno con lui.
Che cosa successe tra te e Kolarov prima del Qarabag?
E’ una cosa successa tante altre volte. E’ un giocatore che non ci aspettavamo che giocasse, gli ho fatto vedere le caratteristiche principali. Kolarov è forte, non ne ha bisogno, ma se si può prendere un vantaggio è meglio approfittarne. I giocatori sono talmente professionali che anche i giocatori di Chelsea, Milan, Inter e Juventus vengono studiati. La disponibilità di Alex mi ha consentito di fare questa cosa sotto indicazione del mister.
Quando vai al bar che cosa pensi?
La prima parte è quella patetica, e mi sento fortunato, dicendo “che dicono, ma che ne sanno”. Ma la cosa bella è l’ardore con sui dicono le cose e come ci credono. Quello che dicono loro non è detto che sia sbagliato. Poi chiaramente a volte vorrei intervenire io, come vorrebbe intervenire il barista. Il calcio consente a tutti di dire cose, siamo un popolo di video analyst. Anzi speriamo di no (ride, ndr).
Il tuo rapporto con Monchi?
C’è assolutamente. Con Monchi c’è una stima particolare nei miei confronti, perché appena ci siamo conosciuti mi ha chiesto di rimanere tre anni alla Roma. C’è stata una stima reciproca subito, parliamo spesso, parliamo il giusto. Approccia a me come una persona che ci capisce, mi fa piacere.