IL TEMPO (G. SONNINO) – Un anno alla Roma sfiorando il titolo, poi due e mezzo alla Juventus con due scudetti. Oggi Medhi Benatia risponde al telefono dalla sua casa di Doha: il coronavirus è arrivato anche lì.
Benatia, lei ha paura?
«Sì certo, ho quattro bambini, i genitori lontani, mia nonna che è anziana. Pochi giorni fa ho perso un amico, l’ex pres-dente del Marsiglia Pape Diouf. Altri a Parigi sono stati contagiati e anche alcuni compagni della Juve».
E’ stata la paura a spingere alcuni suoi ex compagni della Juve a scappare da Torino?
«La polemica non mi piace. In Italia si finisce sempre col fare drammi. Chi è partito era da solo, lontano dai figli o dai genitori malati ed era negativo al test. E’ normale che, chi ne ha la possibilità, prenda un aereo privato e raggiunga i propri cari».
In Qatar come è stata gestita l’emergenza?
«A differenza dell’Italia, qui hanno bloccato le frontiere subito e i contagi sono stati limitati. Fin dall’inizio siamo rimasti in casa, tutte le attività sono state chiuse in fretta».
Come trascorre le giornate?
«Seguo i bambini: la scuola francese online ha un bel programma, poi faccio palestra e riesco ad andare in piscina, ne abbiamo una privata».
Le ha fatto effetto sapere di Dybala positivo?
«Sì, ci sentiamo spesso e ora sta bene. Lui, Rugani, Matuidi sono giovani e in forma: è stata la loro fortuna. Temevo si fossero contagiati anche gli altri, è andata bene».
I campionati sono finiti qui?
«No, non si può annullare una stagione. Come si fa a dire alla Lazio o al Liverpool che è finita? Anche ad agosto, ma riprendere è d’obbligo».
Molti giocatori hanno accettato tagli agli stipendi.
«Hanno fatto bene, dimostrando di essere grandi persone. Anche se rinunciamo a due, tre mesi di salario la nostra vita non cambia, siamo fortunati. Ma verso i calciatori c’è da sempre un sentimento di gelosia, vorrei vedere la stessa generosità da parte dei più ricchi, da chi governa fino ai divi del cinema».
La Juve è stata una delle prime a dare il buon esempio.
«Non sono sorpreso, lì c’è gente responsabile, campioni veri, c’è un gruppo che è una famiglia. Anche la Roma sta facendo moltissimo. Sono molto orgoglioso di loro».
A distanza di tanti anni, lascerebbe ancora la Capitale?
«Ho trascorso a Roma solo una stagione, ma rimarrà sempre nel mio cuore, perché è stata in assoluto la migliore: la mia Roma era troppo bella. Dopo sei mesi mi sono detto “Io non mi muovo più da qua”. Poi hanno deciso di vendermi al Bayern, ma avevo pensato davvero di finire la mia carriera a Trigoria».
Che idea si è fatto sul futuro dei giallorossi?
«Auguro loro di avere una squadra all’altezza dei tifosi, che lotti ogni anno per vincere il campionato, la Champions, perché a Roma c’è una passione infinita. Tifosi come i romanisti, non ne ho mai conosciuti. Mi auguro che i dirigenti riescano a fare una grande Roma, che smettano di vendere tutti e imparino a tenersi i migliori, come la Juve, il Real, il Barcellona: la Roma deve lottare con loro e i tifosi meritano una squadra che li renda orgogliosi».
Lei ha una ricetta?
«All’Udinese siamo arrivati in Europa per tre anni: Pozzo prese me, Sanchez, Zapata, Handanovic, nessuno ci conosceva e ci ha venduti bene. Così si fanno i soldi. La Juve ripartì con un progetto serio: prese Pogba a zero, Barzagli quasi a scadenza, Bonucci dal Bari. Perché la Roma non ce la fa? In sette anni ha venduto Alisson, Salah, Nianggolan, Pjanic, Marquinhos, Osvaldo, Lamela, Benatia, Gervinho. Troppi. Se li avesse tenuti, avrebbe vinto qualcosa. II problema è nella gestione».
Qual è la prima cosa che vuol fare appena sarà possibile tornare alla normalità?
«Andare dal parrucchiere! E organizzare una bella vacanza con la famiglia e gli amici veri, tipo Pjanic».