IL MESSAGGERO (M. ALLEGRI – L. DE CICCO – V. ERRANTE) – Le carte sull’inchiesta Tor di Valle svelano il grande bluff sulle infrastrutture che avrebbero dovuto rendere la colossale operazione immobiliare legata al nuovo stadio «di interesse pubblico». Ma emerge anche come Luca Parnasi curasse le relazioni pubbliche non solo con tangenti, ma anche con piccoli favori, come i biglietti per le partite di calcio, regalati solo a chi potesse essere utile per il “progetto”. Tanto da non offrirli all’amico Matteo Salvini, ma pensare di concederli a Francesco Boccia, deputato del Pd componente della commissione Bilancio alla Camera. «Si deve fare per forza, verrà uno schifo ma si fa», dice invece a proposito di Tor di Valle, nel settembre 2017, un dirigente di palazzo Chigi.
LE INFRASTRUTTURE – Delle opere per la collettività, gli uomini di Parnasi sembrano infischiarsene. «Non è un problema nostro», dicono intercettati. Al massimo, una volta costruito l’impianto sportivo e l’«Ecomostro» di uffici e negozi, il pasticcio della viabilità «diventerà un problema della sindaca», dice Simone Contasta, arrestato insieme a Parnasi. Il dirigente di Eurnova, in una conversazione intercettata a marzo 2017, quindi pochissimi giorni dopo l’accordo tra Virginia Raggi e i privati, parla del Ponte di Traiano, che nella prima versione del progetto sarebbe stato pagato per intero dai proponenti e che invece, adesso, è senza finanziamento. Raggi, subito dopo l’intesa, aveva assicurato: «il Ponte sul Tevere snellirà il flusso delle automobili». Anche in un’altra intercettazione di Parnasi, il dg della Roma, Mauro Baldissoni riferisce che Michele Civita – ex assessore all’Urbanistica della Regione, Pd, ai domiciliari – «gli ha riferito che Raggi ha chiamato Zingaretti dicendogli dell’accordo e rassicurandolo che non ci sono tagli di opere pubbliche sostanziali». Invece, il manager di Parnasi racconta che «il Comune avrà la possibilità o di cancellarlo», il Ponte di Traiano, «perché c’è il Ponte dei Congressi» (previsto da anni e pagato con soldi pubblici), «oppure cancellano il Ponte dei Congressi e con i soldi fanno l’altro». Gli uomini di Parnasi sembrano sapere già a marzo che in ogni caso il ponte (previsto peraltro solo «dopo l’apertura dello stadio») sarebbe stato pagato con soldi pubblici, anche se la promessa di fondi da parte del governo – che allo stato non si è concretizzata – arrivò solo a novembre 2017. Il ponte del resto è fondamentale, «senza sarà il caos», ammettono anche in Eurnova. Contasta parla poi della Roma-Lido, la peggiore ferrovia d’Italia, che dopo la cancellazione del prolungamento della metro B fino a Tor di Valle avrebbe dovuto portare quasi metà dei tifosi allo stadio. Anche in questo caso, i soldi pubblici sono fondamentali e quelli privati insufficienti. Il manager di Parnasi, si legge nell’informativa, dice che «la Regione deve finanziare l’implementazione della Roma-Lido che permette di arrivare a quelle frequenze, per cui l’opera è la stessa», anche dopo l’accordo, ma ora «un pezzo finanziano loro (i privati,ndr) e un pezzo la Regione». Peccato che, in un’altra intercettazione, a Contasta venga detto che nel progetto della Regione «di tutto si parla tranne che del potenziamento ai fini dello stadio».
I BIGLIETTI – Ci sono poi i regali e le gentilezze, per costruire rapporti da «capitalizzare» in vista dei propri interessi. Parnasi tira fuori un asso dalla manica: offrire biglietti in tribuna d’onore allo stadio. Una gentilezza che non è per tutti, ma solo per chi può rivelarsi utile. Il 18 maggio 2017, il dg della Roma, Mauro Baldissoni, segnala a Contasta che Luca Lanzalone ha chiesto tre biglietti per Roma-Genoa da consegnare ad altrettanti esponenti nazionali dei Cinquestelle, tra i quali uno che potrebbe essere «funzionale a favorire, in tempi brevi, un accordo Raggi-Zingaretti-Pallotta». Il 27 maggio è Parnasi a parlarne con Baldissoni: «Uno me lo ha chiesto Claudio Santini (capo se- greteria del Mibact, ndr)… ci sta dando una grossa mano». La richiesta arriva anche da Francesco Boccia, deputato Pd, presidente della Com- missione Bilancio: «Dobbiamo capire se ci interessa sul progetto… lo conosci tu? Commissione Bilancio, insomma abbastanza influente». Anche Matteo Salvini ha chiesto due ticket a Parnasi, «però io onestamente di Matteo me ne fregherei, sto ragionando solo con te su quelli che secondo me hanno un minimo di senso per il progetto». Gli atteggiamenti di riguardo spaziano dalla politica all’Opus Dei: dalle intercettazioni emerge che Parnasi ha proposto a Gola – assessore allo Sport del X Municipio, indagato – che lavora come responsabile commerciale della Mondo spa, che produce calpestabi- li sportivi, «di mettere in contatto l’azienda che rappresenta con la Elis», una scuola di formazione professionale dell’Opus Dei, «per la realizzazione di un campo da calcio».
«VERRÀ UNO SCHIFO» – Nell’inchiesta c’è anche l’ombra della “cricca” che nel 2010, con Angelo Balducci al Consiglio superiore dei lavori pubblici, aveva il controllo delle opere per le celebrazioni dell’Unità d’Italia e il G8. «Si deve fare per forza, verrà uno schifo ma si fa». A par- lare così, nel settembre 2017, era Carlo Notarmuzi, dirigente di palazzo Chigi, responsabile del progetto per il nuovo stadio della Roma per la presidenza del Consiglio. È l’uomo che secondo i Carabinieri “ha un rapporto privilegiato” con Contasta, che più volte offre il proprio intervento per agevolare il progetto. A contare – almeno a suo dire – su importanti agganci è anche Remo Calzona, ordinario alla facoltà di Ingegneria de “La Sapienza”, ma soprattutto progettista dei ponti che interesserebbero l’area dedicata allo sta- dio e la tenuta strutturale dell’Ippodromo di Tor Di Valle. Annotano i carabinieri: «Calzona ha già relazionato sull’argomento, più volte ac- cenna al fatto che il progetto del Ponte denominato “dei Congressi”, quando giungerà in commissione Lavori pubblici per il parere sulla sicurezza, sarà certamente bocciato per la presenza di palesi errori strutturali. Più volte accenna alle sue conoscenze all’interno del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che gli consentono di sapere in anticipo le decisioni, avendo un contatto di- retto con “il Presidente”». E al telefono con Luca Caporilli, per l’accusa un altro sodale di Parnasi, dice: al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, «si fa quello che dico io».