IL ROMANISTA – V. META – Il primato del più giovane del gruppo gliel’ha soffiato Marco Verratti, ma tanto Fabio Borini non è mai stato tipo da avere l’aria dell’esordiente.
Per convincere Cesare Prandelli a inserirlo nell’elenco dei convocati per il ritiro di Coverciano, al ventunenne attaccante romanista è bastato il finale di partita nell’amichevole contro gli Stati Uniti. Il ct forse ha deciso quella sera che Borini era entrato nel gruppo e non ha cambiato idea neanche dopo il secondo infortunio muscolare rimediato contro il Milan. Invece Fabio ce l’ha fatta: non solo è rientrato in tempo utile, ma si è anche ripreso la Nazionale appena sfiorata, con buona pace di Ciro Ferrara, che il 4 giugno in Irlanda dovrà fare a meno di lui. Il problema ora sarà passare indenne la scrematura del 28 da cui uscirà la lista dei definitivi ventitré – la concorrenza in attacco è agguerrita, a cominciare dal gemello separato Mattia Destro, «che è un amico, altro che rivalità» -, ma Borini sa di poter contare sulla stima del ct, che convocandolo la prima volta aveva detto «lui porta una ventata di freschezza nella mia Nazionale».
Quando glielo ricordano, Fabio sorride un po’ imbarazzato: «Non so cosa volesse dire esattamente il mister, dovreste chiederlo a lui» si schermiva ieri sera, premiato nel corso della presentazione dell’undicesima edizione del Memorial Niccolò Galli, torneo di calcio riservato agli Esordienti e dedicato al giovane giocatore morto in un incidente stradale nel 2001. «Niccolò giocava nel Bologna come me e questo torneo l’ho giocato anch’io. È un onore essere qui per ricordarlo». La sua prima stagione nella Roma è andata oltre le aspettative, anche se qualche rimpianto resta per via degli infortuni che lo hanno fermatoper due volte sul più bello. «Questo era il mio primo vero anno in Italia e anche il mio primo campionato in Serie A: nel complesso è andato bene – ha detto -. Non era facile rientrare, io ho provato a dare tutto quello che avevo». Se ne sono accorti i tifosi, ormai affezionati alla sua esultanza del coltello fra i denti, e se n’è accorto anche Prandelli, che ha premiato la sua stagione con la convocazione azzurra: «Beh, se non avessi fatto bene durante l’anno, oggi non sarei qui». Ha lasciato una Roma in fase di transizione tecnica, Borini, ma in attesa di conoscere chi prenderà il posto di Luis Enrique in panchina, il bilancio dell’attaccante non è da buttare: «Io credo che nel complesso la nostra stagione sia stata buona, anche se un po’ strana. Un voto? No, non posso essere io a darlo. È vero che ci è mancato il raggiungimento degli obiettivi, ma penso che non abbiamo finito male. Ripartiremo da qui. La prossima stagione sarà nuova per molte cose ma non per il progetto, che è importante e deve rimanere lì. Avevo segnato tanti gol, è vero, ma poi mi sono fatto male… però vivere questa stagione a Roma è stato diverso che se l’avessi fatto da qualsiasi altra parte». A Roma intanto si parla molto di Montella e Zeman: «Montella lo conosco molto poco, Zeman per niente e non saprei dire come sarebbe per me lavorare con lui. E poi al momento ho altro a cui pensare, c’è la Nazionale, voglio convincere Prandelli con l’impegno, come sempre».
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