GAZZETTA DELLO SPORT – A. PUGLIESE – «E non dobbiamo dimenticare che mancavamo anche di un giocatore del valore di Michael, che per noi è un riferimento ». Klinsmann si gode così la vittoria della Gold Cup (10 in finale contro Panama), un altro successo che potrà aiutare allo sviluppo del «soccer» in America. Michael, invece, che poi non è altro che Bradley, quella finale non l’ha giocata perché impegnato con la sua Roma, sbarcata proprio negli Usa ieri mattina alle 7.30 (con un ritardo di un paio d’ore sulla tabella di marcia iniziale). E della sua Roma sarà il testimonial principale in queste due settimane a stelle e strisce, insieme a Totti e De Rossi. Con il solito destino di sempre già disegnato nel suo futuro: correre e lottare, per conquistarsi minuti, spazio e considerazione.
Marine per sempre In un centrocampo perfetto, la Roma dei titolari oggi giocherebbe con Pjanic, De Rossi e Strootman, dove tutti e tre possono andare a fare il regista, soprattutto ora che Garcia sta studiando l’interscambiabilità dei giocatori. Ma in un centrocampo perfetto serve anche corsa, abnegazione, spirito di sacrificio per sé, i compagni e la squadra. Ed allora ecco che può trovare spazio (e molto) anche Bradley, che come al solito parte dalle retrovie, ma poi alla fine è sempre uno di quelli che gioca di più. Il marine qui in America sarà anche questa volta un’ottima operazione di marketing, ma anche questa volta cercherà di guadagnarsi credibilità e considerazione sul campo.
In crescita Del resto Michael è lievitato molto nell’ultimo anno, soprattutto tatticamente. «È vero, da quando sono a Roma sono cresciuto molto e in fretta. È un onore giocare con la Roma, come è un onore giocare con uno come Francesco Totti, uno dei migliori giocatori al mondo». Lui, invece, domani sera giocherà il suo primo All Star Game della carriera, per di più da avversario. «È meraviglioso essere qui con la Roma, ogni volta che ritorno a giocare in America mi rendo conto di quanto sia cresciuto il movimento». Proprio come lui. E’ per questo che Pallotta l’ha definito incedibile, a meno di offerte davvero clamorose. «Del presidente mi ha colpito soprattutto l’entusiasmo, vuole costruire qualcosa di speciale: come squadra, come società, come gruppo, per arrivare a vincere». Per vincere, questo è certo, ci sarà bisogno anche di lui. Titolare o no, Bradley è come una cambiale che non scade mai…