Dopo appena 4 partite di campionato, la Roma sembra essersi persa, e la cosa non può lasciare tranquilli se si pensa che tra due giorni ad attendere i giallorossi ci sarà non il Chievo, bensì Sua Maestà il Real Madrid, la regina d’Europa. Vero che i problemi sembrano tanti, ma quello che salta più agli occhi è la tenuta della difesa, che ha già subito 7 gol in questo avvio di Serie A. In realtà, visto che l’esordio col Torino è stato senza reti al passivo, la bufera si è scatenata solo dopo, e questo preoccupa visto che il Santiago Bernabeu è stadio che sa fare tremare le gambe anche ai più forti. La prima sensazione, però, è di stupore, se si pensa che la Roma nello scorso torneo ha potuto vantare la seconda difesa più forte (dopo la Juventus) con solo 28 gol al passivo in 38 partite. Non basta. Fino alla semifinale col Liverpool, i giallorossi in Champions League non avevano subito neppure una rete nelle partite all’Olimpico, di fatto edificando il castello delle proprie ambizioni proprio sulla retroguardia. E allora, che cosa è successo. Può sembrare un paradosso, ma la difesa della Roma in realtà non ha subito sconquassi nei giocatori di movimento. I titolari (veri o presunto) sono rimasti tutti e Di Francesco, anzi, può contare anche sul ritorno di Karsdorp e sull’innesto di Marcano. Logico che la perdita di Alisson è stata enorme, ma non tanto perché Robin Olsen abbia compiuto errori sesquipedali (contro il Chievo, alla fine, non ha demeritato), bensì perché sembra non dare al reparto quella serenità che il portiere brasiliano nella scorsa stagione sapeva infondere, senza contare che – sapendo giocare bene con i piedi – era in grado di accorciare molto la squadra. Non basta. In questo inizio ci sono anche i «vecchi» a non convincere. Come riporta la Gazzetta dello Sport occhio però, perché Di Francesco ha ragione quando parla di squadra e non di reparto. La difesa con tutta probabilità, priva del filtro che nella scorsa stagione erano in grado di fare in avanti Nainggolan e Strootman, sembra più esposta del dovuto. Non esattamente belle notizie, se si pensa che il prossimo «crash test» sarà a cui di Benzema, Bale&Soci. Morale: ancora presto per intonare il «de profundis», ma il cambio di rotta deve essere immediato. Perché il Bernabeu non perdona.