Cercare di ripartire e, soprattutto, di finire la stagione. Il calcio italiano incassa la nuova sospensione alla ripresa degli allenamenti fino al 13 aprile, ma non vuole gettare la spugna per tante ragioni, non strettamente sportive. La priorità la detta il rischio del tracollo economico e, in prospettiva, il dover fronteggiare le cause legali che inevitabilmente avanzerà chi si riterrà danneggiato da un’eventuale sospensione.
D’altronde la Serie A smuove interessi enormi e basta osservare quanto all’estero lo stop influisca sulla questione dei diritti televisivi. In Italia la prossima scadenza è fissata al 1° maggio: finora sono state giocate 257 partite, le restanti 124 valgono oltre 300 milioni. Sky (che ha aperto a tutti gli abbonati il suo bouquet) e Dazn (che sta offrendo un mese gratis ai suoi clienti) sono alla finestra. Ieri una lettera firmata dai presidenti di Uefa, Eca e European League (ovvero Ceferin, Agnelli e Olsson) è stata inviata a federazioni, leghe e club per invitare tutti a collaborare per raggiungere l’obiettivo di tornare in campo.
Il presidente della Figc Gravina ha parlato ieri con il ministro dello Sport Spadafora, che ha annunciato un «piano straordinario» per far ripartire lo sport a maggio. Oggi alle 15 conference call organizzata dalla Lega. Ancora distante l’accordo con l’Aic per il taglio stipendi: club a 4 mensilità, calciatori fermi a una. Ma tra i club c’è anche chi è contrario alla ripresa.
Fonte: il Messaggero