“De Rossi è nato pronto, da giocatore come da allenatore”. Così Fabio Capello in una splendida intervista-analisi di De Rossi sulla panchina della Roma. Dagli inizi della sua carriera in giallorosso al ritorno da allenatore, ecco il pensiero di Don Fabio espresso ai microfoni de la Gazzetta dello Sport.
Vede similitudini tra gli inizi del De Rossi giocatore e allenatore della Roma?
“Sì. Vi racconto un aneddoto. Agli inizi del Duemila, negli anni dopo lo scudetto, avevamo due giovani bravissimi a Roma: De Rossi e Aquilani. Alberto, tanto in Primavera quanto in allenamento, mi sembrava più avanti nonostante avesse un anno in meno di Daniele. Così in estate, durante la partita di Coppa Italia contro la Triestina, schierai prima Aquilani. A fine primo tempo testai De Rossi e Daniele entrò con una personalità pazzesca, senza paura, rovesciando le mie convinzioni”.
E alla fine?
“Al termine della partita dissi alla dirigenza: De Rossi non ha bisogno di fare esperienza in prestito, non si muove. Mentre ad Aquilani, pure lui poi protagonista di una bellissima carriera, fu utile un annata di rodaggio in Serie B con la Triestina. De Rossi in panchina mi trasmette le stesse sensazioni di allora: dopo la breve parentesi alla Spal, dove ha capito gli errori commessi, ha ereditato la Roma di Mourinho senza alcuna paura e dimostrando di saperci fare. Basta vedere i giallorossi e i risultati ottenuti per rendersene conto”.
L’aspetto che la sta impressionando di più del De Rossi tecnico?
“Ha capito in fretta i tanti problemi che c’erano e li ha risolti: dalla gestione della squadra alla motivazione dei singoli. Poi ha trasmesso fiducia e convinto i giocatori della propria forza. Daniele ha sfruttato l’iniziale calendario favorevole per entrare nella testa dei ragazzi. In campo, da giocatore, è sempre stato un allenatore. Un po’ come capita alla maggior parte dei centrocampisti, De Rossi anche in panchina vede il gioco, sa cambiare la partita, studia bene gli avversari…”.
C’è dell’altro?
“Sì, Daniele non parla soltanto di schemi. E senz’altro non ha la presunzione di De Zerbi, che l’altra sera ha giocato uomo contro uomo con Lukaku. De Rossi è umile, bravo e attentissimo nella comunicazione. E i giocatori, che leggono e ascoltano tutto tra giornali, telefonini, televisione e radio, si sono convinti di essere forti”.
Quindi i giocatori della Roma sono meglio di quanto sostenesse Mourinho?
“De Rossi ha spazzato via polemiche e tensioni. Paredes, El Shaarawy e Pellegrini sono rinati. Puntare su Svilar in porta è stata una scelta forte, che però sta ripagando. E questi sono soltanto alcuni esempi. A tutto questo aggiungetegli un pizzico di fortuna, sempre importante, e il ritorno al top dei migliori giocatori: da Dybala a Lukaku. Però…”.
Però…
“Visti i risultati della Roma, forse bisognerebbe tirare le orecchie a qualche giocatore che con Mourinho tirava dalla parte opposta. O semplicemente era venuto meno il feeling allenatore-squadra con Mou. De Rossi, anche grazie alla sua profonda conoscenza dell’ambiente Roma, è stato bravissimo a ristabilirlo in fretta. Lo dico con enorme rispetto per Mourinho. Stimo José e lo considero un tecnico che ha dato moltissimo al calcio mondiale”.
Se Mourinho è lo Special One, De Rossi si sta dimostrando un mago?
“No, Daniele è lo Smart One. La caratteristica principale di De Rossi è l’intelligenza. Era così da centrocampista e si sta dimostrando “smart” anche da allenatore”.
De Rossi ha fatto svoltare la Roma in una cinquantina di giorni: ma la scossa quanto potrà durare?
“La Roma è partita in ritardo. Ma adesso si è infilata e può essere pericolosa per tutti nel finale di stagione. Tanto in Italia per la lotta Champions quanto in Europa League. Daniele si è fatto trovare pronto, ha sfruttato un’occasione affascinante ma tutt’altro che semplice visto l’amore dei tifosi per Mourinho. E adesso, visto l’impatto e i risultati, non rinnovargli subito il contratto oltre il termine del campionato non sarebbe intelligente da parte della proprietà. Daniele merita il prolungamento”.