IL MESSAGGERO (U. TRANI) – La sfida di domani sera al San Paolo, guardando le panchine del Napoli e della Roma, è inedita: i due tecnici non si sono mai incrociati in carriera. La matrice di Ancelotti e Di Francesco, invece, è la stessa. Il loro calcio ha lo spirito positivo che si esprime con il controllo del campo e del gioco. La partenza, però, è stata completamente diversa. Carlo nasce da una costola di Sacchi, Eusebio da una di Zeman. Sono stati giocatori rispettivamente di Arrigo e Zdenek e a loro, almeno inizialmente, si sono ispirati. Quei concetti restano nella loro Idea, anche se negli anni sono stati poi rivisti ed elaborati.
VIRATA IMPROVVISA – Meglio evitare di chiamarli integralisti. Perché entrambi, proprio di recente, hanno certificato la loro apertura tattica, abbandonando a stagione iniziata il 4-3-3. Nessuno li ha costretti, ma Ancelotti e Di Francesco hanno preso atto che il cambiamento in corsa avrebbe migliorato il Napoli e la Roma. Il ragionamento dei due allenatori è stato simile. Carlo ha scelto il 4-4-2 per valorizzare gli attaccanti in rosa. Il 4-3-3 prevede solo la punta centrale. Così invece ne schiera 2, avendo avvicinato Insigne al centravanti, Mertens o Milik dipende dai centrali avversari). E’ arrivato a questa conclusione perché Callejon è in grado di coprire interamente la fascia a destra. A sinistra ha piazzato una mezzala: a Parigi, Fabian Ruiz. Ecco il 4-4-2 asimmetrico. Eusebio ha scelto il 4-2-3-1 per sfruttare il doppio play e utilizzare contemporaneamente Nzonzi e De Rossi. Utili soprattutto, nel fisico e nella presenza, per coprire la difesa che è veloce solo in Manolas. In più ha avvicinato Lorenzo Pellegrini a Dzeko per ritrovare l’efficacia offensiva.
PERCORSO DIFFERENTE – Ancelotti, a Napoli come in passato, ha subito studiato la rosa. Il suo calcio va per concetti e quindi cerca di cucire il sistema di gioco tenendo presenti le caratteristiche dei suoi giocatori che lascia liberi soprattutto davanti. Normalizzatore e sarto. Di Francesco, invece, va per schemi: impone la traccia, insistendo su alcune giocate veloci e in verticale, e cambia la posizione all’interprete se si trova scoperto in una zona del campo. Ecco perché, a volte, Schick è finito sulla corsia di destra. Entrambi lavorano sull’equilibrio e sull’organizzazione. Il Napoli dietro non è mai scomposto nella linea a 4. Maksimovic piazzato a destra per avere un terzino più posizionato e l’altro quasi a centrocampo. La Roma davanti ha sempre due ali vere che si alzano accanto al centravanti oppure si stringono per favorire l’inserimento dei terzini. Il segreto di Carlo: la difesa. Quello di Eusebio: l’aggressione. Appuntamento al San Paolo: domani, ore 20,30.