CORRIERE DELLA SERA – L. VALDISERRI – Venticinque gol in 23 partite giocate in questa stagione con la maglia del Napoli: 16/16 in campionato, 7/5 in Europa League, 1/1 in Coppa Italia e 1/1 in Supercoppa Italiana. L’importanza di chiamarsi Edinson è far partire la propria squadra, statisticamente, sempre dall’1-0. Anzi, qualcosa in più. E così è successo anche ieri in Napoli-Roma, sorta di spareggio per la zona Champions League, reso ancora più importante dai risultati del pomeriggio. A Cavani sono bastati 4 minuti e la prima verticalizzazione — Bradley sbaglia il tempo dell’uscita, nello spazio si infila Pandev che serve un assist perfetto — per portare il Napoli in vantaggio e permettere a Mazzarri di giocare la partita che voleva e costringere Zeman a giocare quella che doveva. La Roma si era presentata con il miglior attacco del campionato (42 gol), ma ha vinto il miglior attaccante. Di gol, Cavani, ne ha segnati altri due, guidando il Napoli a una vittoria persino maramalda nel punteggio contro una Roma, rimasta in dieci, che non avrebbe meritato un passivo così pesante. La partita è stata bella e il computo delle occasioni, per quanto possa sembrare assurdo, in equilibrio. Ma il Napoli aveva chi le sapeva trasformare e la Roma no. Il Napoli ha passato il suomomento nero a dicembre, con 4 sconfitte su 5 gare tra campionato e coppe varie. Gli ha fatto bene la sosta, ma soprattutto gli fa bene avere un campione come Cavani («Quando molti pensavano che fossimo crollati abbiamo dimostrato la nostra professionalità. La nostra dimensione è la Champions? Può darsi, bisogna continuare a lottare con calma e sacrificio»). La differenza l’ha fatta lui. E l’hanno fatta le due partenze sprint dei partenopei all’inizio dei due tempi. Due mazzate che hanno stordito la Roma, anche se i giallorossi hanno avuto il merito di non arrendersi e di costruire comunque parecchie occasioni. Quasi tutte create da Totti e quasi tutte sprecate da Destro (più una, la più clamorosa di tutte, da Bradley).
Lì si è visto cosamanca ancora a Mattia Destro per essere un attaccante decisivo: la concretezza dentro l’area di rigore. Si è battuto, si è fatto trovare pronto sugli assist di Totti, ma non è mai riuscito a battere De Sanctis. Facendo venire la nostalgia di Osvaldo, in panchina dopo aver saltato tutto il «winter training» in Florida per colpa dell’influenza virale. Questione di tempo e di esperienza, probabilmente. Cavani, alla sua età, segnava ancora con il contagocce e due anni dopo è diventato un killer spietato. Discorso logico, ma che ieri è costato la sconfitta. Osvaldo, appena entrato, il suo gol l’ha fatto. E ora le gerarchie sono chiare. Mazzarri ha avuto tanta qualità anche da Pandev, che ha fatto il vero trequartista ed è sempre stato imprendibile per De Rossi in prima battuta e per la coppia Castan/Burdisso in seconda. Al resto ci ha pensato De Sanctis, con un paio di parate fondamentali quando il risultato era ancora in bilico. La Roma ha sofferto molto l’assenza di Marquinhos in difesa, l’unico veloce del reparto, e dovrà fare a meno di Pjanic (espulso per doppia ammonizione) nella prossima trasferta, a Catania. Il bosniaco, dopo Totti, era stato il migliore. Più che affaticata dalla tournée americana, come ora diranno in tanti, la Roma è sembrata slegata in campo. I giallorossi hanno corso, ma male. Il contrario del Napoli, che nella ripresa è stato sempre pericoloso. Cavani, alla sua settima tripletta con la maglia azzurra, ha semplicemente concretizzato il lavoro di squadra. Il Manchester City avrebbe fatto pervenire a De Laurentiis un’offerta da 55 milioni di euro. Troppo pochi, per il presidente del Napoli. E ha ragione.