Toninho Cerezo, pilastro della nazionale brasiliana battuta dall’Italia nel Mondiale 1982, poi diventato idolo di Roma e Sampdoria, dalla tenuta di Minas Gerais rivive la sua carriera senza dimenticare il calcio di oggi. Queste alcune dichiarazioni rilasciate alla Gazzetta dello Sport:
Sono sei anni dalla scomparsa di Boskov, che vi guidò a quello storico Scudetto.
«Sapeva gestire il gruppo senza difficoltà. Era una rosa piccola ma di qualità. Il presidente Paolo Mantovani, che aveva cuore enorme, riuscì a mettere insieme ottimi giocatori».
E la Roma attuale?
«Fonseca ha le qualità per allenarla. Conosco Dzeko dai tempi del Manchester City: giocatore di personalità forte. Bravo nel gioco aereo e in quello rasoterra. La tifoseria della Roma per me rimarrà indimenticabile. È una cosa indescrivibile. Dopo la finale di Coppa Campioni che perdemmo ai rigori in 70mila cantavano “Grazie Roma”».
Come fu lavorare con Liedholm?
«Gli piacevano molto i brasiliani. E gli piaceva il calcio tecnico, mettendo sotto gli avversari, usava tanto la psicologia coi giocatori. Alla Roma ci faceva giocare a zona nel 4-4-2. Con una squadra più tecnica, marcando a zona si corre meno».