CORRIERE DELLO SPORT – L’uomo con il mitra sta sul tetto della dependance a fianco dell’elegante palazzina di via Pinciana, cuore di Roma, villa Borghese davanti, via Veneto a un sospiro. E’ la sede dello studio Grimaldi e associati. E’ qui, in un clima da inspiegabile coprifuoco, che ieri è andato in scena l’ultimo atto della trattativa che consegnerà la Roma nelle mani di mister Tom DiBenedetto.
RIUNIONE – Giornata uggiosa, decine di giornalisti all’esterno, furgoni che passano con lo stereo a palla con l’inno vendittiano, berline e berlinone che entrano ed escono senza che nessuno apra bocca. Lui, lo zio americano, mister Tom DiBenedetto, si presenta dodici minuti dopo mezzogiorno, abito elegante, cravatta rossa, ancora un po’ stralunato probabilmente dal fuso orario e dalla stanchezza del viaggio, Insieme a lui fanno il loro ingresso due avvocati dello studio Pingham, l’avvocato Mauro Baldissoni insieme a un collega dello studio Tonucci, tutti scortati da una security privata che si piazza all’interno e all’esterno della palazzina facendo la faccia cattiva. Ad attenderli all’interno il dottor Fiorentino, numero due di Unicredit, il dottor Peluso sempre dell’Istituto Bancario, i fiscalisti dello studio Tonucci, i rappresentanti della Pricewaterhouse, il professor Zimatore presidente diRoma 2000gli avvocati Cappelli, Di Gravio, Carbonetti, pile di documenti e contratti. Si parte, non privandosi neppure di un colpo di scena. Cioè l’arrivo, nella palazzina dello studio Grimaldi, alle tredici e venti, del dottor Cesare Romiti. Diventa quasi naturale e automatico pensare che possa essere lui la parte italiana dell’affare, l’imprenditore destinato a rilevare il venti, trenta per cento del quaranta che rimarrà in mano all’Istituto bancario. L’interrogativo rimane in sospeso per qualche ora, fino a quando, alle diciannove, dallo stesso cancello esce un’auto con a bordo uno dei figli del dottor Romiti che chiarisce il mistero:«Abito qui, mio padre ogni tanto mi viene a trovare, non c’entra nulla con l’acquisto della Roma, siamo solo tifosi. Di solito questo è un posto tranquillo, oggi no».
TRATTATIVA – Si è subito entrati nel vivo della questione, pur se molti dei punti da scrivere e sottoscrivere erano stati sistemati nelle innumerevoliconference-callche si sono svolte nelle settimane passate. Si è lavorato senza interruzioni, neppure per il pranzo, arrivato con il furgone di un noto catering romano un quarto d’ora prima delle quattordici. Da definire c’erano dettagli di natura economica, fiscali, legali, clausole, postille. Uno di questi dettagli è relativo alla cifra d’acquisto della società giallorossa. Non una cifra esagerata, comunque qualche milione di euro da detrarre da quella concordata per spostarla sulla prima ricapitalizzazione che dovrà essere fatta in tempi brevi. Un altro aspetto da chiarire senza se e ma, è quello relativo alle pendenze, attive o passive, che dovessero materializzarsi dopo la firma dell’acquisto. Esempio: se alla nuova proprietà dovesse arrivare nel prossimo futuro una cartella esattoriale o una causa di lavoro o di un fornitore, questi soldi da chi saranno pagati? Altro aspetto su cui mettere i puntini sullei,è quello di eventuali nuovi contratti stipulati in quest’ultimo periodo o, magari, preparati per essere firmati da parte da qualche dirigente. La riunione è andata avanti senza soste. Tre minuti prima delle venti, è uscito l’avvocato Di Gravio che ha fatto capire che la notte sarebbe stata lunga:«Non so quanto ne hanno ancora, dico solo che hanno apparecchiato per la cena». I pochissimi segnali arrivati dall’interno erano improntati all’ottimismo,«sta andando tutto bene, ma non sappiamo quando si chiuderà». Intanto, ieri sera, il gong finale è arrivato poco dopo le ventidue. Tutti i protagonisti hanno salutato senza rilasciare dichiarazioni. L’unico a farne è stato l’avvocato Roberto Cappelli: «Ci rivediamo domani (oggi ndr),c’è ancora da lavorare».