IL TEMPO – Dopo la pantomima del mese scorso a zonzo per la capitale, aggrappati a cavilli, riletture e ribaltoni dell’ultimora, è arrivato il momento di scrivere la parola «fine» e firmare il passaggio di proprietà ufficiale che metterà definitivamente la Roma nelle mani dei nuovi proprietari. Fin troppo lungo questo limbo esistenziale che ha rischiato più volte di trasformarsi in stallo, perché l’aeroplano giallorosso è rimasto troppo tempo appeso a un futuro indecifrabile. Nel vacatio legis, senza nulla togliere a nessuno, c’è sempre il rischio che le cose vadano a rotoli, che si imbocchi la strada sbagliata o si vada, ancor peggio, a sbattere contro un muro. Così non è stato, e a Montali & Co. va dato merito di quanto fatto in questo periodo difficilissimo (nonostante qualche eccesso di slancio), nel quale in molti se la sarebbero data a gambe levate. Perché in nessun posto come a Roma, sponda giallorossa, in passato ci si faceva prendere dal panico e si andava a suonare ai soliti campanelli, cercando rassicurazioni più o meno istituzionali e favori più o meno strutturati. Ma adesso è arrivato il momento di passare la mano, di mettere i nuovi arrivati in condizione di decidere e iniziare a progettare davvero un futuro che finora è rimasto intrappolato tra carte bollate, cavilli burocratici, garanzie (?) e «spifferi» più o meno attendibili che hanno mandato in orbita qualsiasi cosa: di tutto e di più. Sulla storia delle garanzie, per esempio, andrebbe aperto un capitolo a parte ma l’imminente chiusura dell’accordo invita al buonismo. Ma attenzione, perché l’arrivo di DiBenedetto & Co. alla guida della Roma non necessariamente annuncia uno tsumani: da ogni punto di vista. Piuttosto sarà un lento lavoro di repulisti, di aggiustamento, una sanatoria economica che andrà a braccetto con un progetto: solo che stavolta sarà davvero così e non come millantato in passato. E proprio tenendo bene a mente quello che è già successo qui a Roma, bisognerà stare attenti a non commettere vecchi errori, a non cadere in tutti i tranelli che, soprattutto in avvio, saranno disseminati ad arte sulla strada degli americani. Così mentre a Trigoria i giocatori discutono sui premi Champions (cosa che poi inevitabilmente dovranno rifare con i nuovi proprietari), è in arrivo tra soldi, garanzie (?), e progetti, anche qualche laziale. Ma nello stesso bagno di buonismo di cui sopra, non è detto che sia un male: anzi visti i precedenti può portar bene. Nella Roma capelliana dell’ultimo scudetto la comunicazione era affidata all’amico Dario (serio, ma laziale doc): e non andò poi così male! Occhio eh…