Che fine ha fatto la Roma?

Che fine ha fatto la Roma?

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LA ROMA CROLLA ANCHE A NAPOLI KEYTA  HIGUAIN  (tedeschi)Adesso la situazione comincia davvero a diventare preoccupante. Da 12 giorni la Roma non si vede più, è completamente sparita. I 7 schiaffi del Bayern sono stati ben più pesanti da digerire di quello che ci si potesse aspettare, e la sconfitta di ieri del “San Paolo” è stato un ulteriore pugno allo stomaco. Contro i partenopei si è vista forse la peggior partita dell’era Garcia, con i padroni di casa che, se avessero avuto un po’ di cinismo in più, avrebbero forse realizzato più delle 7 reti messe a segno dai bavaresi. I giallorossi non sono praticamente mai scesi in campo, e la cosa che fa riflettere è che non è la prima volta che capita. C’è un evidente calo fisico, condizionato anche dagli infortuni e dalle tantissime partite ravvicinate, ma non è questo il problema principale. È l’approccio mentale, la pressione psicologica il fattore che in questo momento sta mandando in panne la Roma. La gara di coppa ha evidentemente lasciato strascichi nelle sicurezze dei giocatori, che non sono più consapevoli di quelli che sono e come ha detto il ds Sabatini «hanno smarrito la loro identità». Forse però c’è ben altro, e se vogliamo il problema opposto; facendo un’analisi lucida, distaccata, possiamo vedere che la squadra di Garcia ha convinto davvero dal punto di vista del gioco solo in 7 delle prime 13 partite stagionali, la maggior parte all’Olimpico con avversari nettamente inferiori ai capitolini. Forse i giocatori dovrebbero farsi un bagno di umiltà, perché se nei 4 big match disputati finora i giallorossi sono sempre passati in svantaggio (addirittura nei primi 10 minuti tranne che con la Juve), vuol dire che si sottovaluta l’avversario e ci si crede superiori. Bisognerebbe forse ricordarsi che ancora non si è vinto nulla, e dall’ultimo scudetto del 2001 gli unici successi sono stati due misere Coppe Italia e una Supercoppa. Bisognerebbe forse vedere un po’ la Juve di Conte, e non quella ben rodata e sicura di sé dei 102 punti, ma la prima Juve di Conte. Quella squadra, dopo due settimi posti, giocava ogni gara con umiltà, ed è per questo che concluse il torneo con 0 sconfitte. LA ROMA CROLLA ANCHE A NAPOLIL'ESPRESSIONE DI GARCIA DICE TUTTO(tedeschi)Bisognerebbe ogni tanto smettere di fare tutti gli allenatori, e iniziare a ragionare con i numeri, che nel calcio non sono il dogma assoluto, ma danno sempre indicazioni chiare. Prendersela veementemente con Ashley Cole (14 anni tra Arsenal e Chelsea vincendo 3 Premier League, 1 Champion’s, 1 Europa League, 7 FA Cup, 1 Coppa di Lega e 3 Community Shield), preferendogli il buon Holebas (alzi la mano chi lo conosceva bene prima del suo approdo in Italia) è chiaro segnale di voler cercare a tutti i costi un capro espiatorio e addossargli tutte le colpe, perché con tutto il rispetto per il napoletano Callejon, Robben è di un altro pianeta. Stesso discorso vale per Daniele De Rossi, messo sempre al centro delle critiche, solo perché è il più pagato della Serie A e sbaglia ogni tanto qualche lancio. Forse bisognerebbe notare quanto manca il suo apporto difensivo (la sua famosa funzione da terzo centrale) quando lui non c’è. Forse un bagno di umiltà lo dovremmo fare tutti noi. I mezzi tecnici li abbiamo tutti. L’unico acquisto che ci manca è la mentalità da vincenti, e Pallotta e Sabatini in questo caso non possono farci nulla. Quella si acquisisce tutti insieme, da vera grande squadra.

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