Che impresa pareggiare contro questo Pescara

Che impresa pareggiare contro questo Pescara

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AS Roma v Pescara - Serie ACORRIERE DELLO SPORT – G. DOTTO – Doveva essere, due anni fa, la Roma del grande progetto e delle sensazionali imprese. Di progetto non si parla più, con le imprese ci siamo. L’ultima, ieri con il Pescara. Impossibile, anche volendolo, pareggiare in casa con questo mucchio di onesti manovali
ella palla già retrocessi da sempre
, presi a sberle da chiunque, messi insieme alla buona da un ragazzo che sta imparando a fare l’allenatore facendolo. La Roma ci è riuscita con un’applicazione feroce.  (…)Quando si deve vincere, non si vince mai. Qualcuno mi sa dare una definizione più esatta di «perdente»? Dentro un campionato mortificato da un lezzo irrespirabile di mediocrità, la Roma non fa mancare il suo contributo. Senza coppe da giocare, con una rosa inferiore, forse, solo a quella della Juve, arriva alle sentenze che contano con una squadra spompata, annebbiata nei muscoli e nella testa. Un manipolo di geni a gettone oggi ci spiegherà il perché da tutti i microfoni della capitale. Sta di fatto che il fallimento è persino troppo plateale per essere dichiarato. Flettono anche i giovani talenti (Marquinhos, Lamela), ansimano i generosi (Florenzi e Bradley), arranca la vecchia guardia (De Rossi e Totti, che resta il meno peggio e questo la dice lunga), chi non esiste più (Osvaldo) e chi esiste ma come se il campo fosse una faticosa miniera (Pjanic, anche ieri tardo e sotto ritmo, come colto da senilità precoce). Aspettando questa finale di Coppa Italia che, ora sappiamo, sarà giocata da due squadre parecchio meschinelle. Le trombe faranno il loro mestiere a gonfiare l’evento e forse la Roma ce la farà pure ad artigliare uno strapuntino in Europa. In quel caso, prego, risparmiateci oltraggiosi proclami. Brutti sì, ridicoli no.

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