CORRIERE DELLO SPORT – G. FEBBO – Quando lo speaker dello stadio Adriatico stava per annunciarne il nome, i suoi affezionati hanno trattenuto il fiato. E’ stato solo un attimo, ma lunghissimo e intenso. Poi Zdenek Zeman, che era ancora all’interno del tunnel, ha ascoltato un boato fortissimo, trentamila mani che si venivano incontro, l’applausometro a fare tilt, il riconoscimento di un amore. Il ringraziamento per l’impresa della scorsa stagione c’entra fino a un certo punto. (..) Gliel’hanno chiesto al boemo dopo la partita, gli hanno domandato cosa si aspettasse e cosa si augurava. Lui ha risposto con la solita disarmante essenzialità: «Siamo stati felici». Cos’altro di diverso poteva succedere? Per Pescara il calcio di Zeman è gioia, di contro Zdenek qui ha potuto esprimersi nella sua migliore espressione. Nessuno lo ha mai messo in discussione, ogni sua mossa è stata accolta con lo stupore di uno studente che ascolta rapito la lezione del professore preferito, quindi non sorprende che le fantasiose ipotesi di fischi, apparse su alcuni siti web dei tifosi, siano state clamorosamente smentite. Lo stesso Zeman non aveva dubbi. Nel post gara, alla immancabile domanda, ha risposto così: «Per me è stata una giornata particolare, il ritorno a Pescara è sempre una cosa bella, In questo stesso stadio cinque mesi fa abbiamo festeggiato una bellissima promozione. Io non ho dimenticato e mi fa piacere che anche loro non abbiano dimenticato». (…) I pescaresi hanno capito che era giusto così e con gli applausi di ieri hanno assecondato la sua scelta. Tanto sanno che hanno perso l’allenatore ma non perderanno l’uomo. Zeman a Pescara è di casa. Ieri sera, ad esempio, si è recato con la sua famiglia e con i più stretti collaboratori nel ristorante preferito, da “Franco”, all’interno della struttura del porto turistico. Ha invitato anche il presidente del Pescara, Daniele Sebastiani, con la moglie Luana e la figlia più piccola, Maria Cristina. Una cena confidenziale, come le tante dello scorso anno. Poi, in nottata, è tornato a Roma. Soddisfatto. Perché la giornata da ex di Zeman, in fondo, è stata perfetta. Ha vinto senza umiliare gli avversari-amici, ha gustato le sue aragoste appena bollite, ha preso atto, semmai ce ne fosse bisogno, che in un angolo della provincia italiana avrà sempre le porte aperte. Ha raccolto quanto seminato, il suo sogno sarebbe di fare altrettanto alla Roma, la squadra del suo cuore. Da oggi sa che anche i pescaresi glielo augurano.