CORRIERE DELLO SPORT (A. PUGLIESE) – È il campionato più «corto» d’Europa, con ben 16 squadre in soli 5 punti. Quegli stessi 5 punti che hanno raccolto fin qui Roma e Lazio. Pochi potrebbe sembrare, considerando le 4 partite, abbastanza per quanto si è visto. E per la classifica. Cinque punti da cui ripartire, per crederci ancora di più di prima. Proprio perché il campionato è «corto» e sognare è lecito.
1 Il progetto deve avere per forza di cose un futuro. Luis Enrique ci sta lavorando oramai da quasi tre mesi, anche se i segnali positivi, in tal senso, non sono ancora moltissimi. Ma la vittoria di Parma può aiutare a sbloccare la situazione soprattutto dal punto di vista psicologico, anche se gioco, velocità, spaziature e geometrie arriveranno solo con il tempo. Quel tempo che è giusto dare al tecnico spagnolo, che sta cercando di portare nel calcio italiano non solo un nuovo impianto di gioco, ma anche una mentalità del tutto nuova.
2 Diciamocela tutta, andando a vedere ad inizio stagione i report ed i video del Barcellona B, chiunque avrebbe pensato ad una Roma capace di segnare tanti gol, ma anche di prenderne. Ed invece, se l’attacco è stato spesso criticato in queste prime 4 partite, non si è dato il giusto rilievo alla compattezza difensiva: tre soli gol subiti in 360′ di gioco, di cui due nella prima partita con il Cagliari. Burdisso lo si conosceva già, Heinze e Kjaer si stanno rivelando acquisti azzeccati, proprio come José Angel, che a sinistra spinge come un forsennato. Peccato per l’infortunio di Stekelenburg e l’assenza di Juan, oltre a quel buco a destra, dove Enrique sta cercando la soluzione giusta tra Rosi, Cicinho e Perrotta. Ma la difesa, questo è certo, al momento attuale è uno dei punti di forza. E riesce a reggere bene, nonostante quei contropiede terrificanti a cui a volte è esposta dal gioco del tecnico spagnolo.
3 Sul mercato la Roma ha cercato di trovare le soluzioni giuste per il futuro, giovani di valore che possano diventare a breve-medio termine dei campioni. Ma, è chiaro, che i leader della squadra restano quelli della vecchia guardia: Francesco Totti, ovviamente, con Daniele De Rossi e Nicolas Burdisso. In assoluto, però, la Roma di Luis Enrique sembra aver trovato il suo cuore proprio in De Rossi, che ha avuto un inizio di stagione mostruoso anche domenica a Parma ha giocato una gara di incredibile intensità e che giocando nella posizione chiave «pivote» davanti alla difesa del modulo dello spagnolo, è diventato il timone della squadra. Come, del resto, ha ammesso lo stesso Luis Enrique «Felice di aver dedicato la prima vittoria ai tifosi, ora andiamo con la seconda», ha detto ieri il tecnico giallorosso via Twitter.
4 La cosa più chiara, finora, è che il gruppo è tutto dalla parte del tecnico. Compatto, e non solo per il girotondo con cui la squadra si carica ad inizio partita. Tutto questo è un punto a favore di Luis Enrique, vuol dire che ha spessore umano e che sa come usare parole e comportamenti. In più di un’occasione i giocatori si sono espressi positivamente su di lui, tutti ne hanno sottolineato la grande correttezza, nel bene e nel male. E questo è di grande ascendente su di un gruppo, soprattutto se vuoi portarlo dalla tua parte per un progetto nuovo. E le motivazioni fanno la differenza. 5 Di certo c’è che la nuova società sta cercando di fare molto per dare serenità e continuità al progetto su cui ha scommesso ad inizio stagione. Ha difeso con tutte le sue forze Luis Enrique, non mettendolo mai in discussione, nonostante la sequenza negativa di 5 partite tre pari e due k.o., con l’eliminazione in Europa League e un calendario abbordabilissimo. Ora la cartina di tornasole ci sarà tra una ventina di giorni, quando Franco Baldini sarà finalmente a Roma per impossessarsi della sua creatura. E lì possono cambiare tanti equilibri, Rafforzandosi, ma anche intrecciandosi.