Nordista Romanista di Pino Vaccaro
È stata un”esibizione deprimente, è vero. Usare giri di parole per attenuare la batosta sarebbe anche più raccapricciante e svilente. Una serata maleodorante, con una squadra ridotta ai minimi termini e con la sfiga che ha accompagnato la squadra fino al 90esimo con punte di iella altissime tra la metà e la fine del tempo quando i muscoli di Veretout e Mancini hanno fatto crack. Una iattura. Peggio che nei quadri dell’Apocalisse.
Fonseca, con un quintuplo carpiato all’indietro, ha abbandonato le vesti di Guardiola tornando a essere Oronzo Caná. Il “Profeta” del Mozambico non è mai stato Guardiola, ma neppure il cultore del 5-5-5 e della “Bizona”. Fonseca resta il buon allenatore che è sempre stato: lo era prima della scoppola di Napoli, lo è anche oggi. Non è ancora un top, ma neppure la squadra che ha a disposizione è di certo un top team. Anzi. Fonseca è oggi l’allenatore giusto per la dimensione giallorossa. Coerenza. Ancora una volta avrebbe potuto aggrapparsi a mille alibi, come un’aquila reale alla preda, ma non lo ha fatto. Eppure le attenuanti ci sono tutte in una partita tuttavia persa malamente contro un’avversaria che ha dominato in lungo e in largo. Dzeko reduce dal Covid era paralizzato, completamente fuori condizione. Mancini e Veretout saltati sul più bello. Fazio, Kumbulla e Smalling a casa con la difesa ridotta a pezzi come la vittima in un cruento film dell’orrore. E poi Zaniolo che resta un costante dolore. Ferita sempre sanguinante. Quindici minuti belli e coraggiosi, a tratti addirittura ruggenti, poi il nulla: svaniti nelle tenebre, come risucchiati nella nebbia spettrale di Fracchia che affronta Dracula in Transilvania. Un orrore. Molti assenti e molti altri debilitati e poi il solito perenne problema di scadente personalità in mezzo al campo quando il livello delle partite si alza.
Il vero esame è domenica prossima. Non era Napoli. Una partita si può anche perdere, ma adesso è fondamentale capire contro il Sassuolo che tipo di reazione sprigionerá la squadra. Troppo brutti per essere veri contro il Napoli di Maradona, omaggiato in mille modi anche dall’atteggiamento compassato e accomodante della Roma in campo, e dunque si spera incazzati contro il Sassuolo di De Zerbi. E qui le motivazioni non possono mancare. Sí perché a proposito di figuracce un anno fa proprio a Sassuolo fu toccato il punto più basso della stagione con un 4-2 che grida vendetta come quando Rocky Balboa andò a riprendersi il titolo mondiale contro il brutale Clubber Lang, il popolare P.E. Baracus dell”A-Team. La squadra non è al top ma vanno scovate nello scrigno dei desideri le necessarie energie per sbarazzarsi della brillante truppa di De Zerbi, riscattando quella partitaccia che peraltro segnó l’inizio della crisi del rapporto d’amore tra la Roma e Petrachi. Un’altra era, un’altra Roma. Ma quei 4 ceffoni fanno ancora male e vanno vendicati presto. Vediamo a che punto è la maturazione della squadra, chiamata ad alzarsi ripidamente dopo quella inattesa scoppola. Ecco perché domenica c’è il primo vero esame caratteriale e la Roma non può fallirlo assolutamente.