IL TEMPO (F. CICCHITTO) – Con più di venti giocatori infortunati e con qualcuno che ha giocato in condizioni precarie (vedi Manolas) c’e‘ evidentemente nella Roma in primo luogo un problema che riguarda preparatori atletici e medici. Prima dei preparatori e medici però c’è un problema riguardante la preparazione in quanto tale: fra luglio e agosto la Roma non va in montagna per un mese ma dopo una settimana a Trigoria gira il mondo fra Boston e Shanghai, fra aerei, aeroporti e cambi di fuso orario. Tutto ciò incide fortemente sulla tenuta della squadra che non a caso cala sistematicamente nel secondo tempo. Per quello che riguarda poi Cagliari-Roma esiste anche un problema riguardante proprio anche l’impostazione della parte finale del secondo tempo. Se sei una squadra di livello, con un po’ di «palle», fai girare la palla e punti a segnare il terzo goal. Se invece fai dei cambi tutti di tutto difensivo (non teniamo conto di quello fra Schick e Pastore perché c’è stato un inutile scambio fra due giocatori allo stato entrambi inutili: non si può dimenticare che la svolta Roma-Lazio ci fa quando Pastore si infortunò e fu sostituito da Pellegrini) allora ti chiudi davvero in difesa e giochi di contropiede specie se sei 11 contro 9. Invece la Roma ha fatto dei cambi ultra difensivi ma ha continuato a giocare aperto, senza ritmo e aggressività, senza fare neanche falli tattici, insomma una vispa Teresa. In questo quadro non si può fare a meno di rilevare che è del tutto evidente che senza Dzeko e senza De Rossi la Roma non va da nessuna parte. Ma se era per la società Dzeko era già venduto. Nel quadro di questo marketing asfissiante e dissennato Salah è stato ceduto per 40 milioni e l’inutile Schick è stato acquistato per la stessa cifra, anche se rateizzata (Ferrero ride ancora). Detto tutto ciò l’errore più grave sarebbe quello di cacciare Di Francesco (e poi per chi Per Sousa? Sponsorizzato dal solito Baldini da Londra) anche se capiamo che è fortissima la tentazione di fare di lui il capro espiatorio che copra tutti gli errori della società.