ILRomanista (Piero Torri) – Le valigie sono pronte. Indumenti pesanti, dettagliate relazioni, magari pure qualche regalo natalizio. Sperando che il Genoa non lo costringa a riaprirle per inserire una supplementare documentazione, quella relativa al nuovo allenatore da scegliere. Monchi domani mattina partirà per Boston per una tre giorni di incontri con il presidente James Pallotta. Insieme a lui trasvoleranno l’Atlantico Francesco Calvo, grande capo giallorosso di marketing e dintorni, Guido Fienga, grande capo del settore comunicazione. Nessun passaporto da timbrare per il direttore generale Mauro Baldissoniche domani sarà al sorteggio (con Francesco Totti) per l’ottavo di finale di Champions League ma, soprattutto, nei prossimi giorni sarà impegnato in una serie di importanti incontri relativi al futuro dello stadio.
Se qualcuno dovesse pensare che la missione americana dei tre dirigenti giallorossi è stata suggerita dal delicatissimo momento che sta attraversando la squadra, sarebbe fuori strada. Questo non vuol dire che Monchi sia contento di questo primo anno e mezzo alla Roma. È il primo a sapere che il bilancio non è positivo, si aspettava di più (pure noi), così come la stessa Roma si attendeva di più dallo spagnolo. Ma queste considerazioni, non hanno minato la voglia di Monchi. Vuole rimanere e, soprattutto, vincere qui. Poi si vedrà. L’appuntamento bostoniano era stato fissato da oltre un mese, nel quadro dei ciclici incontri che la dirigenza pianifica per programmare il futuro più o meno lontano. Questo non toglie che, viste le circostanze, si parlerà, e pure parecchio, di presente e futuro prossimo. Monchi si sente coinvolto in maniera totale dal momento che sta attraversando la squadra. Partendo dall’allenatore e finendo con l’ultima campagna acquisti che fin qui tutto è stata meno che un successo. In questo senso è un uomo solo, tale e quale a Di Francesco, al massimo possono farsi compagnia. Questo potrebbe far immaginare un Monchi intenzionato a rimettere il suo mandato (ha un contratto di quattro anni più uno).
Soprattutto alla luce del fatto che il ds in passato non ha mai fatto mistero di aver sempre difeso con forza e convinzione la scelta di ingaggiare Di Francesco. Lo ha fatto anche in tempi recentissimi, ma un eventuale addio al tecnico abruzzese non porterà alle dimissioni del dirigente spagnolo. Anzi, chi ha avuto modo di conoscerlo bene in questi quasi due anni romani, garantisce che Monchi non è tipo da lasciare da sconfitto, non ha intenzione di dimettersi. Si potrebbe pure aggiungere che l’unico scenario in cui Monchi potrebbe lasciare, è quello legato a un successo in questa stagione. Considerato che in campionato in questo momento appare una mezza impresa andarsi a prendersi il quarto posto, che immaginare la Champions a Trigoria è un esercizio che neppure la nostra follia riesce a contemplare, non resterebbe che vincere la coppa Italia (magari sia chiaro) per far felici tutti quelli che vorrebbero un Monchi che lascia la Roma.
Cosa dirà e chiederà Monchi al presidente? Prima di qualsiasi altra cosa, spiegherà le cause di un mercato non proprio impeccabile: Marcano è meglio non vederlo in campo, Pastoresembra la controfigura del giocatore che si ricordava a Palermo, Nzonzi fatica a integrarsi, Kluivert rimane un prospetto, Karsdorp è un caso umano, Bianda fa fatica in Primavera, Coric chi l’ha visto? Monchi rimane convinto che i giocatori che sono arrivati siano migliori di quello che hanno fatto vedere fin qui, ma sa anche lui che qualcosa, almeno dal punto di vista delle valutazione e dell’assemblaggio di squadra, sia stato sbagliato. Ci sarà modo, nel mercato di gennaio, di aggiustare qualcosa? In questi giorni si parla parecchio di un budget di mercato non proprio faranoico. È così, a meno di un rilancio pallottiano nel corso degli incontri di Boston, cosa che in questo momento ci sentiamo di escludere. E allora? Non ci si può neppure aggrappare all’eliminazione di Inter e Napoli dalla Champions League, nel migliore dei casi alla Roma porterebbe un surplus di incasso di poco superiore ai due milioni di euro, roba che di questi tempi ci paghi a malapena le commissioni di una media operazione di mercato. E riallora? Cedere. Puntando sull’arrivederci e niente grazie ad alcuni giocatori come Marcano che, incredibilmente, potrebbe garantire pure una plusvalenza visto che è arrivato a parametro zero, e integrare il tutto con il prestito (cederli vorrebbe dire minusvalenze e il bilancio non può permetterselo) di alcuni elementi (Karsdorp, Coric, Pastore, forse pure Perotti e Schick) che almeno potrebbero garantire un risparmio su un monte ingaggi che rimane comunque il terzo del nostro campionato. Tutti discorsi che saranno affrontati a Boston. Sperando che Di Francesco e la Roma consentano a tutti di tornare a festeggiare una vittoria.