IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) – E’ curioso pensare che una società come la Juve ti mandi via perché non ti considera più un giocatore e poi – appena un anno dopo – ti richiami per fare il giocatore. Curioso, ma alla fine è così. Il cinismo, poi la tenerezza. E’ come se lo avesse fatto con Del Piero; è come se la Roma l’anno prossimo si riprendesse De Rossi per farlo andare in panchina per fagli finire la carriera dove lui l’avrebbe voluta terminare, per poi proporgli una continuazione nello staff tecnico-dirigenziale, come sta succedendo al suo amico portiere. Sarebbe strano, per certi versi incoerente. Ma di sicuro molto romantico.
La bandiera Buffon torna a casa, l’anno in cui la Roma ne lascia partire due, oltre a De Rossi, anche Totti. Bandiere al contrario. Due casi diversi, motivazioni simili. Daniele vuole giocare e, come Gigi, ha bisogno di non allontanarsi troppo da casa: bella l’esperienza a Buenos Aires, affascinante l’ipotesi Los Angeles, tutto bene ma poi ti accorgi che spostare i bambini, gestire una famiglia da così lontano – quando la famiglia stessa non può seguirti fino in fondo – diventa complicato ed ecco le ipotesi concrete di Bologna (da Sabatini), di Firenze (da Pradé) o del Milan (dallo stimato Giampaolo). Stesso vale per Totti, che lavorerà in ciò che lo farà stare bene: dalla Figc al Qatar, fino alla televisione e al cinema. Difficile vederlo nei panni del dirigente nella Sampdoria o nella Fiorentina, due club che gli stanno facendo la corte. Vedremo.
Intanto Buffon torna a Torino, farà il vice Szczesny, sarà il titolare in Coppa Italia e poi Sarri valuterà se farlo giocare anche qualche partita di Champions o campionato. Buffon è una presenza pesante nello spogliatoio, è leader e consigliere. E’ juventino. In futuro farà il dirigente nella Juve, con il suo amico Agnelli. Fa strano vedere che un club cinico come la Juventus (oltre ai precedenti addii di Buffon, anche Del Piero e Marchisio mandati via per sopraggiunti problemi di età e fisici), torni indietro sui propri passi e riaccolga in casa il figliol prodigo. Qualcuno spera che anche la Roma lo faccia. Sì, e magari un giorno rivedremo in campo la vena di De Rossi o un tocco magico di Totti. Troppo, forse.