IL MESSAGGERO (S. CARINA) – In un momento del genere, torna in discussione anche il mercato estivo di Monchi. Due gli acquisti top: Kolarov e Pellegrini (il cui ritorno era tuttavia già stato programmato dall’ex ds). Il serbo è stato l’anima, insieme a Dzeko, della squadra sino a dicembre. Lorenzo, rispettando a volte anche equilibri e gerarchie di squadra che lo avrebbero voluto maggiormente impiegato, è già promosso.
LE DELUSIONI – Le buone nuove finiscono qui. Per gli altri, i giudizi all’8 gennaio non sono così lusinghieri. Partiamo da Moreno, costo 5,7 milioni. «Lo cercavo da tempo», le prime parole di Monchi. Il messicano però non ha mai convinto Di Francesco. L’impiego è lì a dimostrarlo: 227 minuti in campionato, 0 in Champions e 90 in coppa Italia. È il turno di Gonalons, costo 5 milioni. Appena una gara dove ha lasciato il segno (nel pareggio di Londra), poi solo delusioni. Con reprimende indirette, anche pubbliche, per «i troppi passaggi sbagliati» o le «letture errate». Tocca a Under: 403 minuti. Il turco è regredito dopo un buon inizio. Ormai è considerato la mossa della disperazione nei finali di gara. Al netto dell’onerosità dell’operazione (13,4 milioni), è lecito chiedersi se sia stato giusto essersi privati così in anticipo di uno slot da extracomunitario, dovendo ancora completare la rosa con un titolare nel tridente offensivo. Che non può essere Schick, almeno nel ruolo di esterno nel 4-3-3. In questo caso Monchi è stato triste profeta: «Non è il profilo esatto che cercavamo ma un investimento del club». Mettendo da parte che Di Francesco lo ha avuto a disposizione solo a dicembre (particolare comunque non secondario), Patrik con questo modulo appare destinato ad alternarsi con Dzeko. Oppure ad essere chiamato in causa negli assalti finali, quando si passa al 4-2-4. Un po’ poco per l’acquisto più oneroso (5 milioni per il prestito, 9 per l’obbligo di riscatto, più 8 di bonus da maturare e, almeno, altri 20 milioni garantiti alla Sampdoria entro il 2020) della storia del club. Capitolo a parte meritano invece Defrel (5 milioni per il prestito, 15 per il riscatto più 3 di bonus) e Karsdorp (14 milioni e 5 di bonus). Se il calvario del francese non poteva essere preventivato, quello dell’olandese è stato un rischio calcolato (male). Non nella ricaduta (fine ottobre). Tuttavia se Monchi dichiarò in estate come i tempi del recupero non sarebbero stati «niente considerando i cinque anni di contratto», dimostra di aver ragionato da dirigente che guarda al futuro. Di Francesco è invece l’allenatore. E per lui, conta solo il presente.