Il Sole 24 Ore – “Drappo di uno o più colori variamente disposti, attaccati lungo uno dei lati a un’asta…simbolo di una nazione, di un’associazione, di un partito, insegna di contingenti armati o di persone raccolte per svolgere azione concorde”. Così nel dizionario Devoto-Oli viene spiegato in senso proprio e figurato il significato del sostantivo bandiera. Non è difficile cogliere in queste definizioni il nesso inscindibile con il calcio. Esso è per sua intima natura gioco di bandiera, simbolo di appartenenza, nel bene e nel male. Non a caso l’unica rete segnata da una squadra sconfitta con pesante punteggio si definisce punto della bandiera.
Sui vincoli d’identità tra football e patria si è speculato sin dalle origini. La nazionale italiana nel 1934 e nel 1938 vinse i Mondiali nel nome della patria e di Mussolini e i suoi giocatori iniziavano le partite salutando il pubblico con la mano tesa. Nel 1942 i giocatori della Dinamo Kiev sconfissero in piena occupazione una selezione delle truppe hitleriane e furono trucidati con le magliette ancora addosso al termine della partita.
Non seppero resistere e spesero il loro ultimo sussulto di dignità. Dunque il calcio è bandiera e per fortuna ai giorni nostri in modi meno tragici anche se la violenza camuffata dai simboli d’appartenenza crea odi e conflitti.
Logica conseguenza vorrebbe che se il football è bandiera, bandiere sono i suoi eroi. Eppure mai come in questi giorni si parla dei calciatori bandiera quali ultimi esponenti di una razza in via d’estinzione. Siamo, secondo pressoché unanime parere, alla fine di un’epoca e nessuno più li sostituirà nella memoria collettiva. Tanta certezza di lascia perplessi anche se riconoscenza e memoria paiono concetti sempre più sbiaditi e destinati a perdere colore nella frenesia dell’oggi. Eppure il successo dei canali di un servizio di social network qual è Twitter o della piattaforma di Facebook è basato proprio sul bisogno di ricostruire circoli di fedeltà e capacità d’ascolto, sia pure in dimensioni e forme sconosciute solo un decennio fa.
Comunque sia, mai come in queste settimane i calciatori bandiera hanno fatto tanto parlare di sé, accendendo la fantasia e i sogni dei loro accoliti.