La Gazzetta dello Sport (C.Zucchelli) – Dieci anni dall’ultima Coppa Italia, con Francesco Totti capitano non giocatore e Rosella Sensi alla guida del club. Una vita fa, basti vedere le foto di un giovane De Rossi senza barba o tatuaggi, unico superstite di quella squadra lì. La Coppa Italia era la coppa della Roma, che in bacheca ne ha 9, da dieci anni sogna di fare cifra tonda, ma che proprio con la proprietà americana, e con tre allenatori diversi, ha conosciuto nella coppa nazionale le amarezze più grandi. A Di Francesco il compito, da stasera, di invertire la tendenza.
ANDREAZZOLI – L’attuale allenatore dell’Empoli, quello che diede il nome da collaboratore di Spalletti a una finta di Taddei, è legato alla sconfitta più bruciante degli ultimi anni di storia romanista. Si presenta in conferenza con il foglietto della media punti per dimostrare come, dal suo arrivo dopo Zeman, la squadra sia migliorata, gioca il 26 maggio 2013 la finale di Coppa Italia persa con la Lazio lasciando in panchina Florenzi e Pjanic e preferendo a Osvaldo, con cui aveva discusso, un Destro che fatica a camminare.
GARCIA – Altra sconfitta bruciante, anche se non paragonabile al derby per i tifosi, è quella che, di fatto, sancisce la fine dell’era Garcia, l’uomo che aveva risollevato la Romaproprio dal k.o. del 26 maggio. Mercoledì 16 dicembre 2015, la Roma affronta lo Spezia,i tempi regolamentari finiscono 0-0, i supplementari pure, ai rigori succede l’impensabile con gli errori decisivi di Dzeko e Pjanic. La partita è pessima, il post pure peggio: Garciadice «non mollo», Pallotta infuriato si scusa con i tifosi.
SPALLETTI – Da lì la decisione di mandare via il francese e prendere Spalletti, che arriverà a Trigoria meno di un mese dopo. In Coppa, però, le amarezze arrivano anche per lui. Ed è storia recente: a marzo la Lazio, in semifinale, vince 2-0; al ritorno, il mese successivo, si impone la Roma 3-2, ma il risultato non è mai in discussione, come la qualificazione. Inzaghi stravince il confronto col tecnico toscano, la Lazio se ne va in finale, che perde, ma poi si rifà conquistando la Supercoppa, proprio nel giorno in cui in amichevole la Roma perde a Vigo.
DI FRANCESCO – Sembrava l’antipasto di una stagione complicata, invece Di Francesco, «saggiamente», come direbbe Bruno Conti, ha mantenuto la barra dritta e stasera la Roma scende in campo con 2 obiettivi, anzi 3: passare il turno, andare avanti per ritrovare una finale dopo 5 anni e dimenticare le delusioni degli ultimi anni.