LA GAZZETTA DELLO SPORT (F.M. RICCI/M. CANNONE) – Chissà che non sia già un duello, anche se le sorprese sono sempre dietro l’angolo. La Roma, però, sembra stringere il cerchio sul portiere: David De Gea (Atletico Madrid) e Rafael (Santos) sono i due contendenti, con Buffon che continua a cercare Totti per fargli sapere di volersi ridurre l’ingaggio (e Amelia che fa sapere che Pallavicino, l’agente, ha parlato con Sabatini). PRECOCE. Cristiano Ronaldo dopo aver parlato tecnicamente benissimo di lui, lo definì fisicamente una «salchicha» . Che viene dal nostro salsiccia ma che in Spagna si usa per uno lungo, un po’ sbilenco. A Roma sarebbe un «pennellone» . Lui è David De Gea, 20 anni, portiere dell’Atletico Madrid. Un fenomeno di precocità, che vale più o meno un milione per ogni anno, tanto sembra aver offerto il Manchester United. «Il 30 giugno deciderò il mio futuro» , ha detto lui. David ha una fidanzata appariscente, la cantante Edurne, uscita dal reality Operacion Triunfo. È titolare nell’Atletico da due anni, anche se nell’agosto del 2009 il club non sapeva che farsene (il solo acquisto milionario era stato il portiere Asenjo e la riserva era Roberto). David è invitato ad andar via. Lui, in biancorosso da quando ha 13 anni, decide di restare e lottare. Il 30 settembre Roberto si fa male e De Gea debutta in Champions in casa del Porto. Tre mesi dopo è titolare, a fine stagione vince il premio di rivelazione dell’anno della Liga, è decisivo nella finale di Europa League vinta con il Fulham, para un rigore a Milito nella vittoria in Supercoppa Europea. Con la Roja nel 2007 ha vinto un Europeo Under 17 e un argento al Mondiale di categoria e tutti lo indicano come il ricambio di Casillas. DAL SUDAMERICA. E Rafael? Da piccolo giocava a calcio a 5 e vinse delle medaglie nel nuoto. A 5 anni prese una pallonata in faccia e voleva smettere, oggi ha vinto il titolo paulista con il Santos (di Neymar e Ganso) e si è qualificato per le semifinali di coppa Libertadores, dove negli ottavi ha messo praticamente fuori da solo l’América (almeno 5 grandissime parate in Messico, a garantire lo 0-0 e la qualificazione). La sua vita è stata segnata dalla perdita della madre la professoressa Mara Cabral, a soli 13 anni. Cresciuto nel Santos, nel 2009 è rimasto fermo 7 mesi per una gamba rotta. Poi il rientro da terzo portiere del Santos, finché a metà stagione nel 2010 ha conquistato il posto da titolare poco prima delle finali della coppa del Brasile vinta contro il Vitória. Ora, magari, il sogno è proprio l’Europa