In quattordici partite non si è praticamente lamentato mai. Ieri lo ha fatto in modo diretto, ma senza eccedere. Quel contatto tra Falcone e Zalewski, però, non gli è andato giù, perché Daniele De Rossi sa che quella di Lecce era una partita da vincere. “Per me sono due punti persi, nonostante l’andamento della gara – dice l’allenatore della Roma –. Noi dobbiamo correre e per il nostro percorso un pareggio a Lecce sembra un disastro, anche se in realtà non è così. Ma quel contatto su Zalewski è rigore netto, un giocatore è franato su un altro. E i rigori quando ci sono vanno dati. Peccato, perché per noi era importante vincere, soprattutto quando si giocano partite sporche”. Insomma, fosse arrivato il rigore chissà come sarebbe finita. Tanto che poi De Rossi ci torna su. “Dal campo non avevo visto, ma la decisione non l’ho capita. A me piace un calcio in cui questo non è rigore, in cui il fuorigioco di Acerbi non è fuorigioco (in Roma-Inter, ndr ). Ma le regole devono essere uguali per tutti…”.
Già, e allora il tecnico della Roma ci si infila dentro, nella questione. “Ho visto fischiare tanti rigori con impatti meno energici. Questa è un’epoca in cui ti fischiano lo step on foot , se calpesti un mignolino ti danno rigore, a Firenze ce lo hanno fischiato contro per un tocco alla spalla… Ho sentito dire a Marelli (esperto arbitrale di Dazn, ndr ) che poteva essere rigore, ma ci sta anche non fischiarlo. E allora quali sono le regole? Se passo con il rosso o il verde va bene lo stesso. Poi però si fanno gli incidenti…”. Lo scrive la Gazzetta dello Sport.