Daniele De Rossi ha parlato alla vigilia di Cagliari-Roma, prima giornata di campionato:
Come si arriva a domani?
Non ci sono indisponibili. Leo Paredes giocherà con la Primavera perché è squalificato. Ha bisogno di giocare qualche minuto, siamo contenti di questo sostegno da parte della Primavera. Giocherà X minuti, già abbiamo deciso.
Come sarà gestita la vicenda Dybala dato che tutti sanno che è al centro di un’operazione di mercato che è molto avanzata?
Abbiamo sentito che c’è qualche cosa, se ne è parlato un pochino (ride, ndr). Paulo sta con noi, anche altri giocatori hanno situazioni aperte di mercato, ma viene con noi. Non ci sono problemi. È convocato.
Quali sono le tue aspettative sulla stagione?
Sono le speranze e i sogni di altri allenatori che lotteranno per gli stessi obiettivi. Spero di continuare a vedere entusiasmo e dedizione al lavoro da parte dei ragazzi. Nella prima parte era piena di ragazzi giovani che hanno tenuto alto il livello di allenamento. Vorrei poter dire che quelli che ci sono oggi, saranno gli stessi a settembre, ma non è così. Il sogno è riportare questa squadra il più in alto possibile e fino ad ora la mentalità è ineccepibile.
Per De Rossi allenatore, come valuta la perdita di Dybala? A De Rossi tifoso, come si fa a digerire la sua partenza?
Non puoi chiedermi ora di fare il tifoso, lo sarò sempre. Se parli della cessione di un giocatore a un tifoso, sai che per loro sono giocatori legati a momenti importanti. Forse solo una persona sa più di me cosa significa essere legati a un popolo, ma io da allenatore non posso commentare dei rumors. Prima cosa perché non ero presente in queste discussioni, secondo perché domani c’è una partita importante. Un domani forse Paulo spiegherà cosa è successo in questi giorni. Ho sempre detto che è un giocatore molto forte e rimane un giocatore forte. Quello che dovevo dire l’ho detto alla società e a Dybala, sono sempre stato presente con i miei giocatori. Parlo sempre con tutti e dico le cose in faccia, finora sta funzionando per quanto riguarda il rapporto umano. Poi non posso più andare oltre. Nessuno è più importante della Roma, l’altra volta le mie parole sono state un po’ travisate stranamente, io non ho nessun secondo interesse o obbligo di silenzio. Io voglio una squadra forte, una cosa salva me e gli allenatori: la squadra forte. Squadra forte, risultati buoni, giocatori forti e risultati buoni, solo quello voglio, se altri vogliono buttarla su altri temi non risponderò neanche. Mi dovrebbero conoscere un po’. Io sono qui per fare una grande carriera da allenatore e fare una grande stagione con la Roma. Il mio obiettivo è solo quello: quando lascerò la Roma che sia in una posizione di classifica migliore di quella che ho trovato.
Soulé come si è inserito? Come lo valuta?
Il suo tasso di pericolosità lo dice quello che ha fatto lo scorso anno, in una squadra retrocessa. È un giocatore che in alcune statistiche, negli under 23 è tra i primi. Dobbiamo essere bravi a metterlo a proprio agio, ma non solo lui, anche gli altri lavorano bene. Una menzione anche a chi lo scorso anno ha giocato meno, stanno tenendo tutti alto il livello dell’attenzione.
Come si concilia la possibile perdita di Dybala, uno dei più forti in Serie A? Il suo predecessore ha lamentato l’assenza di chi potesse parlare di questioni fuori campo, non avverte un’assenza tale?
Io penso che neanche un dirigente possa parlare di queste cose, perché sono voci, o qualcosa in più. Magari il due settembre ne parlerò io o il giocatore o la società. In queste fasi, che non si sa che forma abbia, non si può parlare di queste cose, anche i dirigenti farebbero fatica. Io vorrei parlare di meno, anche da giocatore. Secondo me sono inutili le conferenze stampa pre partita, magari un domani entrerà una figura che parla ai tifosi. Se poi domani mi dicono che arriva nel mio staff una persona così, la valuterò e sarò pronto ad abbracciarla. Ne parleremo più avanti, il Napoli 24 mesi fa, con tante cessioni, ha vinto lo scudetto a fine anno. Non sto dicendo che vinceremo lo Scudetto. Sto dicendo che a volte le squadre perdono pezzi e si ricostruiscono più forti e attrezzate.
Rispetto al mercato, ha percepito dalla società una voglia di consenso pubblico?
No, non so a che operazione ti riferisci. Se pensiamo al discorso Bonucci, possiamo pensare che la società gli ha dato un valore e i tifosi un altro. Da qui alla fine, le scelte fatte sono mie, chi arriva lo scelgo io con il direttore, come tutte le altre squadre. Il presidente ci lascia un po’ carta bianca, magari in altre squadre qualcuno sarà più in mezzo. Forse qualche giorno fa erano più contenti così come io quando non prendevo insulti sui social, ma c’è un lavoro importante da fare. Io ho delle convinzioni tecniche”
Dove si potrà investire? In che reparto c’è tanto da fare?
“Ieri ho parlato alla squadra e ho detto ‘So che il momento è delicato, qualcuno può essere distratto e confuso, ma dobbiamo pensare al Cagliari. Pensiamo solo a questo, se qualcuno non se la sentiva poteva parlarmene e l’avrei accettato’. Se continuo a parlare di mercato, faccio anche io il contrario di quello che ho detto ai ragazzi. Il ruolo e il dove non è mai giusto dirlo qui, è giusto dirlo nelle sedi opportune con la società e l’ho fatto. Così come è giusto dirlo al giocatore e l’ho fatto, lo avverto prima per fargli cercare la sistemazione migliore, non glielo dico il 30 agosto. Le caratteristiche che chiedo sono sempre le stesse. Ne ho parlato l’altr’anno, ad aprile, a maggio etc, fatevi un’idea”
Quanto è rimasto colpito della reazione social nei suoi confronti degli ultimi giorni? Il lavoro con Dovbyk è diverso da quello fatto con Lukaku?
“Le caratteristiche di Dovbyk non sono così distanti da Romelu, c’è qualche anno di esperienza diversa, non andiamo molto oltre le caratteristiche, non abbiamo preso un falso nove, abbiamo preso un attaccante che aggredisce bene lo spazio, molto veloce, decisivo dentro l’area, le consegne bene o male sono quelle, stiamo cercando di fargli capire cosa vogliamo noi dall’attaccante, stiamo cercando di non dargli troppe indicazioni, mi sono accorto nella prima parte di ritiro che ai nuovi avevo detto troppe cose, quando ricevevano palla volevano fare dieci cose, Enzo Le Fèe lo abbiamo lasciato un po’ più libero, ha preso condizione ed è migliorato sensibilmente. I social? Non è piacevole, non gli do molto peso, anche se poi alla fine hanno peso per tante persone, nel quotidiano probabilmente quello che hanno scritto non lo direbbero, ma non perchè sono uno spaventoso, ma perchè se incontri per strada uno che ha venduto un giocatore o ha perso una partita, non gli auguri la morte a lui o alla famiglia. Ora ci rido, magari mi arrabbio una mezz’ora, ma poi apro le foto e vedo che sono quindicenni oppure altri dei subumani mai visti. Certo vorrei sempre essere amato, ma fa parte del mestiere. Nessuno mi ha amato come i tifosi della Roma, ma nessuno mi ha ferito come alcuni di loro. Sono consapevole che da allenatore qualcosa può cambiare, ma voglio sempre cercare di farmi amare da loro”.