CORRIERE DELLO SPORT – A. GHIACCI – Minuti concitati, dopo una partita bella ed entusiasmante. La Roma ha difeso il gol di Destro con le unghie e con i denti, ha saputo soffrire. E alla fine è arrivata la festa, quella che ha sancito la rinascita del gruppo. Seguendo le indicazioni di Zeman la Roma si è compattata: ecco perché quando è arrivato il fischio finale sono corsi tutti in mezzo al campo, tutti intorno al capitano della serata fiorentina, Daniele De Rossi. Il centrocampista non si è fatto pregare, ha abbracciato tutti i compagni, uno a uno, per poi invitarli ad andare a salutare i tifosi assiepati, infreddoliti e in festa nel settore ospiti. Abbracci e sorrisi, le mani che sono prese una con l’altra in maniera naturale, la corsa e il salto finale. Pugni chiusi, poi. (…)
SERENITA’ – Alla fine De Rossi ha baciato la maglia, mentre altri compagni se l’erano tolta per sventolarla come una bandiera. De Rossi non faceva sentire la sua voce da tempo. Ma come ha vissuto i mesi in cui si è parlato soprattutto di lui, delle sue prestazioni e dei problemi tattici incontrati con Zeman? « Li ho vissuti in modo abbastanza sereno, per quanto era possibile. Si è parlato troppo, da tutti i “pizzi” e a volte si è alimentato questo tormentone e non ce n’era bisogno. Penso che al di là delle prestazioni sono orgoglioso di come ho reagito, di come mi sono allenato, ho messo sempre la Roma davanti a tutti, ringrazio i compagni che mi sono stati vicini sempre, anche quando non giocavo, mi vogliono bene e io voglio bene a loro. A volte ero triste, nervoso, ma loro ci sono sempre stati. La professionalità anche c’è sempre stata, come in questi miei dodici anni di Roma ». (…)