IL TEMPO – A. SERAFINI – Gioia e dolore. Amore e frustrazione. E un fiume di lacrime versate e centrifugate in tutto questo. L’anno passato è stato difficile, probabilmente esasperante per Daniele De Rossi, ormai pronto per prendere la decisione più importante della sua vita. Lasciare la Roma e quella maglia che ha sempre amato. Il disastroso biennio di gestione americana ha influito nell’allargare quelle crepe che con il passare del tempo sono diventate sempre più evidenti. Con un rendimento precario (rispetto ai suoi standard) sul campo, ma soprattutto col muro che una parte dei suoi tifosi hanno cominciato a costruirgli davanti.
La nottata di contestazione montata a Trigoria nel post derby (sono stati sollevati cori e insulti verso di lui) è sembrata l’ultima goccia di un rapporto impossibile da risanare. Tritato anche dal logorio comunicativo di una realtà romana che lui conosce molto bene, il futuro di De Rossi lascerà la fascia da capitano del dopo Totti, avvicinandosi ad una vita e ed una serenità nuova che soltanto l’addio da Roma e dall’Italia gli potrà consegnare. Perché l’uomo cardine del centrocampo azzurro di Prandelli di mercato ne ha ancora, eccome. Non ci saranno più offerte astronomiche per un ragazzo prossimo a compiere i trent’anni (la valutazione è di circa 15 milioni), ma sempre bramato nei desideri dei più grandi club europei.
Il Chelsea (che gode di ottimi rapporti con la Roma dopo i contatti avviati dai giallorossi per Wallace) ha superato Real Madrid e Psg e per far partire il tutto basterà solo un cenno a quel Mourinho, che dai tempi dell’Inter, l’ha sempre considerato uno dei migliori al mondo nel suo ruolo. De Rossi non ha ancora comunicato niente alla Roma, che comunque non si opporrà di fronte alla richiesta di voler andare via. Nei piani societari di ridurre il monte ingaggi, i circa sei milioni netti garantiti al giocatore fino al 2017 sarebbero risparmiati volentieri. Nelle prossime settimane il quadro sarà più chiaro, anche se gli sviluppi principali arriveranno dopo l’impegno nazionale del centrocampista nella Confederations.
Un momento complicato per tutte le bandiere romaniste. Anche per capitan Totti, deluso dall’ennesima annata storta e contrariato dal silenzio in cui si è avvolta la promessa di un imminente rinnovo contrattuale. L’ultimo messaggio inviato da Pallotta risale infatti allo scorso aprile: «A fine stagione ci incontreremo per parlare del rinnovo». La sconfitta di Coppa ha però chiuso ufficialmente l’anno di passione giallorosso, salutando anche la permanenza romana del patron, che salendo in fretta su un aereo diretto a Londra, ha lasciato cadere ancora la questione nel vuoto.
E mentre il numero dieci rimane in attesa, per avere un confronto diretto con il proprio presidente, Baldini ha preferito raggiungerlo direttamente in Inghilterra. Il dg è partito nel pomeriggio di ieri per esporre il quadro futuro: dal suo (permanenza o dimissioni dipenderanno dai poteri che verranno ridistribuiti) a quello della scelta del prossimo allenatore. Già, perché Allegri continua a rimanere l’ipotesi più plausibile, almeno fino a domani. Il tecnico è rimasto a Livorno, in attesa dell’incontro decisivo con il presidente Berlusconi previsto per domani. «Proverò a trattenere Allegri in tutti i modi», ha spiegato Galliani a un tifoso. Ma da Trigoria trapela serenità sul chiudere in fretta l’operazione, anche se nelle ultime ore le carte di riserva sono Rijkaard e Rudy Garcia del Lille.