Gigi Del Neri conosce bene Roma e Chievo avendole allenate entrambe. A Roma Radio ha concesso un’intervista in cui parla delle sue due ex squadre e del campionato in generale come riporta vocegiallorossa.it.
Che partita si aspetta?
“Penso che la Roma in questo momento sia in una forma importante, è indubbio che per il Chievo sarà una partita quasi proibitiva. Il calcio ci insegna che bisogna stare molto attenti. Le squadre hanno obiettivi opposti, la Roma attaccherà e il Chievo sfrutterà le situazioni”.
Lei ha sempre fatto calcio propositivo. Pensa che sia possibile fare un calcio propositivo in Italia? Cosa pensa di Garcia?
“La Roma ha interpreti importanti, esperienze fantastiche come quelle di Francesco, l’anima dello spogliatoio e della squadra. Ha grande velocità, indispensabile, tecnica individuali, giocatori di grande attenzione. Propone un calcio fantastico, voltato a fare un gol più degli altri. Ha giocatori interessanti in fase difensiva, gioca solido e aggressivo. Il calcio ha bisogno di gol, a volte rischi, ma fa parte del gioco”.
Si parla della qualità del calcio in Italia, la Roma le sembra la squadra più europea?
“Il calcio europeo è standardizzato, mi sembra che 4-2-3-1 e 4-3-3 siano i moduli più interpretabili. Le difese sono sempre a quattro, gli esterni bassi seguono molto. Penso che sia quello il calcio, bisogna avere grande duttilità, giocatori capaci di reggere l’uno contro uno, bisogna sfruttare le qualità dei singoli oltre che la tattica di squadra”.
Perché la difesa a tre non va bene in Europa?
“La difesa a tre non si può fare in chiave difensiva, solo in chiave d’attacco. In chiave difensiva è una difesa a cinque. Credo che il calcio a tre è difficile proporlo, la distanza tra le linee opposte è troppo ampia”.
Può essere questo il motivo per cui la Juventus ha trovato difficoltà in Europa?
“Può essere. Fin quando gli esterni reggono bene, possono fare entrambe le fasi. Quando mancano i polmoni senti la mancanza. L’unica cosa che mi piace della Juventus è che è corta, agendo in modo corto, lo spazio di recupero è minore”.
Secondo lei Allegri rimarrà a giocare a tre?
“Ha preso giocatori diversi dagli anni scorsi, Tevez fa la differenza, è abituato al lavoro inglese, dove l’intensità è di primaria importanza. Penso che Massimiliano abbia accolto il modo di pensare di un altro allenatore, è inutile cambiare la Juventus. A lungo andare penso che continuerà su questa squadra, vedendo se i due esterni terranno i ritmi alti o se è il caso di dargli respiro adottando la difesa a quattro. Penso che dipenda dalla forza dei giocatori, con questo rendimento penso che non cambi. Perché cambiare una cosa che Conte ha costruito così bene e che ha portato grandi risultati? Allegri ha dimostrato intelligenza e qualità, è un allenatore che non disturba le sicurezze dei giocatori”.
Duopolio per lo scudetto?
“Roma e Juventus hanno grandi ricambi. L’Inter ha difficoltà ambientali, poi ci sono Fiorentina, Milan, Napoli e Lazio. Roma e Juventus non sono raggiungibili”.
I giovani rappresentano il futuro della Roma?
“Roma ha sempre avuto un grande serbatoio, che penso possa sfruttare molto bene. Florenzi ne è il simbolo, la Roma ha sempre tirato su grandi giocatori, troverà ancora risorse importanti. I giovani sono utili per la loro freschezza e spensieratezza. Danno tutto quello che hanno, hanno istintività, velocità, a volte sbagliano ma sempre senza pressione”.
Il 2004/2005?
“Fu un anno disastroso, ci fu il problema della Champions League, un anno difficile. Sono arrivato non bene, un momento complicato, credevo che la squadra avesse dei valori, quando andai via la situazione di classifica non era disastrosa, ma l’ambiente era difficile. Non si può paragonare Perrotta a Emerson o Ferrari a Samuel, c’erano giocatori importanti, con le loro qualità. Ho avuto una bella esperienza, ho conosciuto persone che mi hanno aiutato. Capisco i tifosi, ma è stata un’esperienza buona che porto dietro. Ho fatto giocare Montella, Cassano, Totti e Mancini insieme. Non potevamo fare a meno di avere un attacco che producesse 50 gol. Abbiamo cercato di fare calcio propositivo”.
C’è qualcosa che non rifarebbe?
“Si pensava di avere più tempo per lavorare tatticamente. Ho cercato di sfruttare i giocatori di caratura importante, ma abbiamo sofferto in difesa. Mexes poi fu squalificato, Panucci si fece male, giocò anche De Martino. Ci furono grandi problemi, ma il calcio a Roma può essere solo propositivo, col tifo e l’amore che ha. Non si può fare a meno di fare un calcio propositivo”.
Si è reso conto di alcune cose riguardanti la rivalità tra Roma e Juventus?
“Parlo di me, non avevo nessuna idea di come fosse la Juventus. Nel calcio penso ci sia un risvolto importante, sono sicuro che la rivalità faccia bene. Ma ci deve essere rispetto. Ci fu quel famoso Roma-Juventus, se avessi vinto sarei rimasto probabilmente. Bisogna avere rispetto per gli avversari, lottare al massimo, ma non bisogna fare polemica, non ha senso. Rispetto il presidente della Roma, è stato perfetto. La Roma sa di essere forte e può battere la Juventus”.
Se potesse scegliere tra Roma e Juventus, quale allenerebbe?
“La Roma. Sono due squadre che ho allenato bene, a Torino ho iniziato, ma a Roma potevo ottenere qualcosa in più. Mi piacerebbe accettare la sfida, anche se so che è in buone mani. Ho ancora rammarico. Per valori tecnici una vale l’altra”.
In una conferenza disse una frase talmente veloce che è diventato un tormentone. Che cosa voleva dire?
“Non ho capito nulla neanche io (ride, ndr)! Diciamo che ho imparato a parlare più correttamente”.
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