IL MESSAGGERO – S. CARINA – Il monito del Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro – «Mai più derby alla sera e se continuerà la violenza, gara a porte chiuse» – non ha lasciato indifferenti le istituzioni e la città. Tra le tante opinioni che si sono susseguite nella giornata di ieri, ha fatto rumore quella di Achille Serra, ex prefetto della capitale e oggi delegato agli stadi per la Lega A: «Giocare il derby alle ore 15 non risolverebbe il problema. Se non sbaglio lunedì, al momento degli incidenti, era ancora giorno…».
NO ALLE CHIUSURE Una presa di posizione netta che viene avallata da altre considerazioni: «Sono assolutamente dell’opinione che la tifoseria sia un’altra cosa rispetto ai 200-300 teppisti che si affrontano nel pre-partita. La tifoseria sana, quella vera, deve essere salvaguardata e non mischiata con i delinquenti. Detto ciò, si deve fare di tutto per garantire alla maggioranza dei sostenitori di poter assistere a una partita. Nel derby, al di là di slogan e striscioni, c’è stato un comportamento esemplare – ha spiegato a Teleradiostereo – Per questo motivo non vedo la necessità di fare una partita di questo genere a porte chiuse.[…]».
POMERIDIANE E RINVII L’ex prefetto reitera poi la sua contrarietà sulla possibilità di far disputare la stracittadina al pomeriggio anziché la sera: «Tra le 4 del pomeriggio o le 7 della sera, ancora in piena luce come sarà a maggio per la finale, cosa cambia? Che differenza c’è nel giocare di sera o di giorno a questo punto?». E nemmeno sul possibile rinvio dell’eventuale derby in finale di coppa Italia per le elezioni amministrative, riesce a trovare un di contatto con Pecoraro: «Un eventuale rinvio mi sconcerterebbe. Milan-Inter si è giocata il giorno delle elezioni politiche. Per piacere, non scherziamo con le tifoserie serie. I delinquenti vanno tenuti lontano. Le forze dell’ordine sono adeguate e professionali, ma lo stato non si può arrendere davanti a 200 delinquenti». Serra infine indica la possibile soluzione per contrastare questa escalation di violenza: «A mio avviso il lavoro va fatto a monte, dai servizi di intelligence e dagli uffici investigativi. Una volta che arrivano allo stadio non resta che il contrasto, talvolta purtroppo fisico. Bisogna quindi preventivamente investigare su questa gente. Una volta identificata, puoi dare il Daspo, ma non puoi impedirgli di arrivare a 200 metri dall’Olimpico. […]».