IL MESSAGGERO – L. LIPPERA – Aspettare il «derby» e ritrovarsi in un incubo. È quello che ieri sera hanno vissuto decine di migliaia di automobilisti mentre gruppi di romanisti e di laziali si scontravano tra Ponte Milvio e lo stadio. La tensione innescata dagli incidenti, con le sirene delle ambulanze, la cariche di alleggerimento delle forze dell’ordine, il parapiglia, la gente che scappava, si è propagata a tutta l’area dell’Olimpico con ripercussioni sul lungotevere, al Flaminio, al quartiere Prati e sul già infernale Muro Torto. Alla fine i tafferugli sono stati limitati, ma l’effetto moltiplicatore è stato, come sempre, enorme. Era Roma-Lazio, una partita di calcio e una festa, in teoria, è stato il delirio di tante altre volte. Già attorno alle sei e mezzo, sul fronte del traffico, sventolava bandiera bianca. Situazione immutata per un paio d’ore. Bloccato piazzale Flaminio. Paralisi sui lungotevere da una parte e dall’altra di Ponte Milvio. Rallentamenti a passo d’uomo a piazzale Clodio e a piazza Mazzini. I Parioli nella morsa. L’Olimpica, tra la Salaria e la Farnesina, completamente paralizzata, con scene di pura frustrazione: persone che scendevano dalle macchine e guardavano laggiù – un punto imprecisato – per capire se ci fossero speranze all’orizzonte. Niente da fare. Per quasi un’ora tutti fermi: c’era il derby e quando c’è il derby, evidentemente, possono capitare cose impensabili in qualsiasi capitale dell’Occidente.
INGORGHI A MACCHIA D’OLIO – L’ingorgo si è esteso fino a via Veneto da una parte e fino a via delle Medaglie d’Oro dall’altra. «È un meccanismo sperimentato tante volte – dicono i vigili urbani – Quando succede qualcosa di grosso sul lungotevere, le macchine non trovano sfogo e diventa difficile arginare la situazione». Gli interventi dei carabinieri e della polizia per separare i tifosi a Ponte Milvio hanno creato un «tappo micidiale» attorno all’Olimpico. Ma d’altronde non si poteva far altro. Quattro accoltellati – nessuno in gravi condizioni – dicono che le cose, senza le cariche delle forze dell’ordine, avrebbero potuto andare peggio. La situazione, probabilmente, è stata ulteriormenete peggiorata dal fatto che c’erano molte più auto in giro rispetto a un lunedì normale. Il perché? Perché ieri, nel giorno del derby, alcuni sindacati hanno indetto uno sciopero che ha portato alla soppressione di moltissimi autobus e alla chiusura della Metro A e della Metro B. Quando? Ma neppure a chiederlo. Dalle 20 alle 24, cioè durante le ore più calde del pre e del post partita. L’Agenzia della Mobilità del Comune, in un comunicato emesso attorno alle 20,30, ha annunciato che fino alla mezzanotte non sarebbero state garantite le corse dei tram e degli autobus, con servizio ridotto per la Termini-Giardinetti e la Roma Viterbo. Migliaia di persone sapevano dell’agitazione fin dal mattino e probabilmente hanno preferito prendere la macchina rinunciando ai mezzi.
UN’INFIMA MINORANZA – Il risultato complessivo lo si è visto. Il sindaco di Roma, subito dopo aver avuto notizie dei primi tafferugli, aveva lanciato un appello a tutti. «Siamo molto preoccupati – aveva detto – Mi rivolgo alle due tifoserie: cerchiamo di fare un derby tranquillo. Mi raccomando alle forze dell’ordine, ma soprattutto al senso di responsabilità dei tifosi». Per i quali bisogna fare, ovviamente, una distinzione: quelli che hanno creato caos sono stati, come al solito, una infima minoranza. Ma tanto è bastato per precipitare Roma in un’altra serata di caos in nome del calcio.