IL MESSAGGERO – Il peso più del fascino. Questo derby conta tanto oggi e conterà tanto anche più avanti. Perché, pure se non è da scudetto, vale comunque doppio. Per il futuro: il quarto posto che permette di partecipare alla prossima Champions, obiettivo che porta prestigio e soldi. E per il presente: la supremazia cittadina che regala emozioni e sfottò, che condiziona e alimenta per giorni (mesi?), nel bene e nel male, la vita dei tifosi della Roma e della Lazio.
Sono passati poco più di quattro mesi dalla sfida d’andata, il 7 novembre scorso, derby vinto dai giallorossi, il terzo di fila, e la situazione è quasi completamente cambiata per entrambe le squadre. Solo una cosa è uguale: la Lazio è davanti alla Roma. Ma allora Reja guardava dall’alto tutte le altre formazioni del torneo. Primo in solitudine, con 4 punti di vantaggio sull’Inter e addirittura 10 sui giallorossi, all’epoca ancora guidati da Ranieri, mister derby per l’en plein, quattro su quattro, compreso l’ultimo di Coppa Italia, ottavi del 19 gennaio.
La Lazio non è più al comando e deve sfruttare il derby non solo per distaccare la Roma. C’è l’Udinese al quinto posto, a 1 punto, in serie positiva da undici giornate e ormai tra le candidate a un posto in zona Champions, almeno il quarto, anche se il Napoli terzo sbanda e rischia di farsi riprendere da chi insegue. I biancocelesti non viaggiano forte come all’andata, ma mostrano continuità e solidità. Bastano e avanzano, per ora, per essere davanti ai giallorossi. Che, però, dopo l’addio di Ranieri, stanno riprendendo quota, 7 punti nelle ultime 3 gare e sesto posto.
Adesso la Roma sta dunque un po’ meglio, se il punto di riferimento è la Lazio: arriva a questo derby con un distacco inferiore dai biancocelesti. Dimezzato, 5 punti e non più 10. In assoluto, però, i giallorossi stanno peggio in classifica. Prima della sfida di novembre, pur essendo noni, erano a 3 punti dal quarto posto. Ora, invece, sono a 5 e, con il traguardo vicino, la rimonta è più complicata. Tra l’altro, prima di vedersela con la Lazio, la Roma conquistò il successo fondamentale, a Basilea, per la qualificazione agli ottavi di Champions. Martedì, invece, l’eliminazione a Donetsk: senza storia e dolorosa anche per chi presto prenderà il posto di Rosella Sensi alla guida della società.
Tatticamente i due allenatori pensano di giocarsi allo specchio il derby. L’assetto sarà il 4-2-3-1. Montella insiste su questo modulo, quattro partite su quattro, dopo i troppi cambiamenti di stagione decisi da Ranieri. Sa che i giocatori lo preferiscono, avendolo utilizzato per quattro anni con Spalletti. Reja, invece, non lo sposa a priori, ma lo sceglie guardando anche chi ha di fronte. A vedere gli interpreti che dovrebbero scendere in campo, è il tecnico biancoceleste a presentarsi con uno schieramento più spregiudicato. Matuzalem e Ledesma, due registi e nessun incontrista, più Sculli, Hernanes e Zarate, protagonista dell’ultimo successo, due anni fa, contro i giallorossi. L’allenatore più vecchio del campionato, 65 anni, ha una gran voglia di battere per la prima volta in carriera la Roma, incontrata 9 volte: misero il raccolto, 2 pareggi e 7 sconfitte. Montella punta sull’equilibrio, anche perché il suo gruppo è il più anziano della serie A. Tre centrali in difesa, con Burdisso fuori ruolo da terzino, Taddei ala tattica, Perrotta trequartista e contemporaneamente interditore, solo Vucinic e Totti attaccanti di ruolo e di fatto, con il capitano che torna titolare per giocare il primo derby stagionale (non segna alla Lazio dal 2005). Menez può essere la mossa a sorpresa del più giovane tecnico della serie A, 37 anni da compiere a giugno, al debutto in panchina in un derby. Ma il francese sembra più un intervento da fare in corsa che dall’inizio. Manca un titolare per parte: Dias e Cassetti. per motivi diversi, due assenti che contano.