IL MESSAGGERO – S. CARINA – Poco più di un mese fa, Osvaldo era considerato in città «il centravanti che mancava dai tempi di Montella», l’uomo che «non può rimanere in panchina», l’attaccante «da 20 gol a stagione» e che «in Italia è secondo solamente a Cavani». Destro, invece, era «il centravanti del futuro» ma «pagato troppo per quanto ha sinora dimostrato», il ragazzo «ancora troppo giovane per essere il titolare di una squadra come la Roma» e che inoltre «dovrebbe rubare all’italo-argentino la cattiveria sotto porta».
L’UOMO NUOVO Quaranta giorni dopo, Osvaldo – che nel frattempo è rimasto a secco in campionato e si è reso protagonista di comportamenti discutibili in campo – si è trasformato in «Osbajo» e Destro – che non ha più giocato dopo essersi operato per una lesione al menisco esterno – è diventato «l’uomo della Provvidenza» per il quale in città è iniziato l’ansioso countdown per rivederlo nuovamente titolare al posto dell’ex Espanyol (fra un paio di settimane tornerà ad allenarsi con i compagni). Oggi Osvaldo (che ha trascorso due giorni a Barcellona) è sul banco degli imputati ma a differenza di quanto accaduto lo scorso anno si ritrova da solo. Anche nella passata stagione non erano mancati gli screzi con la dirigenza – Udine e Lecce per citare solo i casi più conclamati – e il digiuno dal gol era durato addirittura 90 giorni. Solamente che a differenza di oggi, nella Roma dei bravi ragazzi, dei giovani che anche dopo le sconfitte non vedevano l’ora di regalare uno stucchevole «Forza Roma» o «Daje» su Twitter, l’ex Espanyol rimaneva comunque l’uomo che rompeva gli schemi e che affascinava le folle. Magari burbero, irascibile, ribelle, strafottente, litigioso ma comunque vivo e per questo nel cuore della gente. Ora, senza la tifoseria pronta a perdonargli qualche eccesso e a ribellarsi in caso di un’eventuale cessione, Osvaldo ha la valigia pronta.
IL RIENTRO In estate, rischia di diventare solamente una mera questione di soldi e di offerte recapitate a Trigoria. Senza nessuno dunque a strapparsi i capelli o a protestare per un attaccante che ha comunque segnato 23 gol in 49 gare (media 0,47), coppe comprese. Ogni giorno che passa, la parabola dell’italo-argentino ricorda sempre più da vicino quella dell’ultimo Vucinic. Quella di Destro, invece, è ancora tutta da disegnare. Rientrerà (Palermo o derby) con l’entusiasmo della gente che gli soffierà alle spalle. Calore che andrà alimentato con gol e prestazioni per non trasformarlo nuovamente in bufera.