IL TEMPO (E. MENGHI) – Peccato. La Roma resiste per poco più di un’ora, poi si lascia sfuggire la prima sfida decisiva per la qualificazione agli ottavi. Ma il destino è ancora nelle mani di Di Francesco, che non fa drammi: «Abbiamo perso, ma non dimentichiamoci chi avevamo di fronte. Abbiamo giocato alla pari fino al vantaggio di Griezmann, ma dovevamo essere più determinati nell’ultimo passaggio e cercare il gol, dovevamo essere più cattivi. Non siamo stati poco ambiziosi, altrimenti avrei messo la squadra nella mia metà campo. Noi non giochiamo mai per pareggiare, ma è vero che ha vinto chi ha desiderato di più la vittoria». Il 2-0 di Madrid riporta i giallorossi coi piedi per terra, li obbliga a combattere fino all’ultimo secondo per restare in Champions League, dopo la sbornia del derby in campionato: «L’euforia fa bene, la presunzione no. Dobbiamo prendere le sconfitte in maniera intelligente, abbiamo sbagliato troppo, ma contro l’Atletico tutte fanno fatica a giocare, e loro solo nel finale hanno fatto qualcosa in più quando eravamo in 10». Perdere al Wanda Metropolitano non è un delitto, ma la Roma sperava di superare il test internazionale per dare un segnale di crescita in Europa: «Possiamo fare un salto di qualità, quando si dà una certa mentalità, la qualità deve venire fuori. Per diventare grandi occorre essere cattivi non solo quando si difende ma anche quando si attacca». Avrebbe fatto comodo avere un bomber tirato a lucido e col piede caldo, ma novembre non sembra il mese fortunato di Dzeko: «Segnerà – rassicura Eusebio- cercando di mettersi ancor più a disposizione della squadra, è inevitabile che sia condizionato non trovando il gol. Nella prima mezz’ora abbiamo avuto qualche situazione per buttarla dentro. Mi piace quando segna Edin, ma mi interessa più il risultato». Nella ripresa una scintilla di Nainggolan («Sarebbe un giocatore straordinario per noi», è il messaggio di mercato di Simeone a fine gara), poi solo l’Atletico in campo. All’accusa dell’eccessivo turnover Di Francescosi difende: «Rispondo con i risultati e con i fatti. Se ci avessero messo sotto tutto il tempo avrei dato ragione a certe situazioni, ma noi siamo mancati nell’ultima mezz’ora, dove dovevamo dare qualcosa in più. Io penso solo a lavorare e a dare la giusta mentalità ai miei giocatori, che non devono pensare di essere diventati bravi, ma di continuare come abbiamo fatto». La situazione del girone è comunque una piacevole sorpresa se si pensa al sorteggio di Nyon: «Tutti quanti a Roma avrebbero firmato per giocarsela all’ultima col Qarabag. Complicarsi la vita è fare una partita assurda, e non è stato così. Ora dipende da noi, anche se l’Atletico a Londra deve vincere. È giusto prenderci questa responsabilità»