Di Marzio: “A Bologna è nato il Guardiola italiano”

Di Marzio: “A Bologna è nato il Guardiola italiano”

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Non so se a Bologna è nato il “Guardiola italiano” ma l’esordio vincente di Montella sulla panchina della Roma mi ha colpito al di là del risultato. La sicurezza del predestinato, la serenità trasmessa al gruppo, il coraggio di scelte rischiose (fuori Totti): in tre mosse, l’aeroplanino ha ridato un’anima alla Roma, di nuovo felice e vincente.

Era emozionato Vincenzo, l’ho studiato con attenzione fin dal suo arrivo al Dall’Ara, fin dai primi passi in campo a seguire il riscaldamento, a distribuire consigli, a scherzare con Montali per stemperare la tensione. Poi la partita, quel taccuino improvvisato da riempire con gli appunti, alla Mourinho, quella richiesta continua di compattezza che la Roma aveva perso per strada e ha ritrovato in una notte bolognese: ecco allora la linea difensiva alta, la squadra finalmente corta, il modulo che fu di Spalletti per ritrovare le certezze mancanti.

E poi Pizarro, magicamente guarito da tutti i dolori, finalmente re di un centrocampo che l’ha visto spettatore per tre mesi, Ranieri non avrà sicuramente gradito l’improvvisa resurrezione. Freddo ma coinvolgente Montella, allenatore senza macchia e senza paura, che non ha esultato al gol di De Rossi ma ha approfittato di ogni pausa per qualche time out individuale dedicato a Mexes e Taddei, Burdisso e Borriello, parlarsi tanto per capirsi subito.

La sofferenza finale, il recupero infinito, l’abbraccio con Totti, il grande escluso, e Bruno Conti, il passato che non finisce mai: 74 minuti per accendere i motori e rimettere in pista di nuovo l’aeroplanino, 12 anni ma una sola partita per sentirsi ancora più coinvolto nella Roma, per vivere emozioni impensabili pochi giorni fa quando alla guida dei Giovanissimi vinceva a Prato, sempre su autogol, la ventunesima partita consecutiva. E’ nata così la nuova Roma di Montella, è nato forse un allenatore che farà molta strada, che ha preso il modulo da Spalletti, la mania di scrivere da Mou, il coraggio delle scelte da Capello, quello con cui litigava di più per le troppe panchine.

E poi Guardiola: in questi giorni Montella sarebbe dovuto andare proprio a Barcellona per studiarlo, non ne ha avuto il tempo, a 36 anni doveva diventare il più giovane pilota della serie A. E’ salito sull’aeroplanino, il decollo è avvenuto senza problemi, il volo sarà lungo. Buon viaggio.

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