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Amadou Diawara ha parlato ai microfoni di Roma Radio. Queste le parole del centrocampista giallorosso:

Come hai vissuto questo periodo così particolare?
Sto vivendo questo periodo come tutti, con un po’ di stress. Non vedo l’ora che finisca questo brutto periodo. Sono rimasto a casa seguendo le direttive del Governo.

Com’è la situazione in Africa?
Il virus ha colpito anche la Guinea, ma la situazione al momento sembra sotto controllo. Ho sentito mio padre e le mie sorelle, mi dicono che la situazione si sta risolvendo piano piano. Ci sono meno casi rispetto all’Italia, ma il virus ci ha comunque colpito, però è sotto controllo.

Quanto conta per una squadra di calcio far parte in modo concreto del tessuto sociale al quale appartiene?
La Roma si è comportata da grande squadra con quello che ha fatto fuori dal campo durante l’emergenza. Il calcio è lo sport più seguito al mondo e deve dare il suo contributo anche in queste situazioni.

Che effetto ti ha fatto tornare a Trigoria? Venivi da un infortunio, come stai?
Sto bene. Non vedevo l’ora di tornare in campo per allenarmi con gli altri, anche se per ora ci stiamo allenando individualmente. Non vedevo l’ora di tornare a Trigoria, incontrare i compagni e tornare a fare le cose che facevamo prima.

Qual è stata la cosa che ti è piaciuta di più tornando in campo?
Ritrovare i compagni. Stando con loro tutti i giorni ti ci affezioni. Non è stato bello non vederli per così tanto tempo, mi mancavano.

All’inizio hai giocato poco, poi hai dato la sensazione di esserti inserito bene nel gioco di Fonseca…
Venivo da un anno a Napoli, dove avevo giocato poco. Quindi sapevo che alla Roma avrei dovuto dare il 100% quando mi sarebbe stata data l’opportunità. Ho capito cosa voleva il mister da me e dagli altri centrocampisti e mi sono inserito bene.

Cosa vi chiede Fonseca?
Il mister ci chiede di metterci posizionati bene con il corpo, di aiutare i centrali difensivi. Gli piace uscire sempre con il pallone dal basso, il suo calcio è divertente.

Hai scelto la numero 42 per Yaya Touré. Che cosa ha rappresentato per il calcio africano?
E’ stato un grandissimo giocatore e un simbolo per tutti gli africani che giocano in questo ruolo. Di lui mi piaceva tutto, dalla visione di gioco alla tranquillità con il pallone. Mi faceva impazzire da piccolo. Devo fare qualche gol in più per assomigliargli ma con un po’ di lavoro posso arrivarci.

Sei arrivato alla Roma tra lo scetticismo. Quando hai avuto la sensazione di aver vinto la tua scommessa?
Quando sono arrivato alla Roma non avevo continuità di gioco, mi ero fatto anche male. Sono andato in Coppa d’Africa, mi ha aiutato molto e sono tornato anche prima per iniziare a lavorare con i compagni. Non era semplice entrare subito nei meccanismi della squadra, ho aspettato il momento sapendo che quando avrei trovato continuità non avrei deluso i tifosi romanisti ed è stato così.

Che cosa ti aspetti quando ritornerete in campo?
Quando torneremo in campo sarà come a inizio campionato. Veniamo da un lungo periodo di stop, ci siamo allenati a casa. Servirà la forza per ricominciare e andare a mille per centrare il nostro obiettivo. Speriamo di tornare in campo, se si gioca il nostro obiettivo è arrivare tra le prime quattro.

Sei riuscito a fare qualche passeggiata per Roma?
Ho avuto poco tempo per visitare Roma tra allenamenti, partite e infortuni. Non vedo l’ora che tutto questo finisca per scoprirla meglio.

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